Dopo la città di Reggio, nel 1796, Castelnovo di Sotto fu il primo territorio, dell’allora Ducato di Modena e Reggio, a ribellarsi al nobile che lo governava, a cacciare il tenutario che il feudatario vi aveva installato dopo essere fuggito e a proclamare la sua indipendenza sotto la “protezione del senato di Reggio”.
Una storia questa che è rimasta poco conosciuta, fino a quando, durante il trasloco per i lavori nella biblioteca di Castelnovo di Sotto, la bibliotecaria Mariachiara Franzini ha ritrovato la copia di un documento datato 30 agosto 1976. Titolo del prezioso atto: “Capitoli di Unione di Castelnovo di Sotto al senato si Reggio”. Insieme al professor Ivan Chiesi, castelnovese, storico locale, i due hanno ricostruito una storia di lotta e ribellione in cui i cittadini di Castelnovo, prima dell’arrivo delle truppe francesi, avevano conquistato da soli la libertà.
In pratica il documento ritrovato liberava i cittadini dagli obblighi feudali ai quali erano stato sottoposti perché potessero godere “di tutti i privilegi, prerogative ed esenzioni che godono li cittadini di Reggio”. In particolare, essendo il territorio castelnovese ricco di risaie, il riferimento è alla libertà di gestione delle acque, della macinazione e pesa del frumento e la fine dei dazi da pagare sui terreni e sulle case.
Il clima che si respirava nel Nord Italia e, in quel periodo, in particolare nella pianura padana, era quello in cui dominava la voglia di libertà che arrivava direttamente dalla Rivoluzione francese e dalla Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del cittadino” ed era rappresentata nel nostro Paese dalle truppe di Napoleone Bonaparte che, su ordine del Direttorio, stavano sconfiggendo gli austriaci.
Questo clima di ribellione aveva incendiato anche la città di Reggio, inserita nel ducato con Modena, e da Ercole D’este che la governava deprendandola di ricchezze a vantaggio della città cugina, nella quale aveva stabilito la sua residenza. I reggiani chiesero, inascoltati, maggiore autonomia e si ribellarono più volte. Il 7 maggio 1796 il duca fuggì a Venezia spaventato dalla calata di Bonaparte, lasciando truppe estensi a guardia della città. Truppe che però furono cacciate dai cittadini il 25 agosto 1796, data in cui fu proclamata la repubblica reggiana.
Le fiamme della libertà arrivarono per prime a Castelnovo. Anche qui il Marchese Gherardini era odiato dal popolo tra le altre cose per l’arbitrarietà con cui gestiva l’afflusso delle acque nelle risaie. L’arrivo imminente di Napoleone fece sì che anche lui abbandonasse Castelnovo e che quindi i cittadini riuscissero a insorgere facendo arrestare Montruccoli (il tenutario) e costituendo il corpo di Guardia Nazionale.
In pratica una bellissima storia di libertà ed emancipazione che l’amministrazione ha deciso di riportare in vita e che sarà rievocata per la prima volta domenica 13 ottobre. A fare da sfondo ai fatti saranno la Rocca, il suo parco e piazza Prampolini.
Arriveranno per l’occasione a Castelnovo compagnie di rievocatori professionisti che metteranno in scena tutte le fasi della “Castelnovo liberata”: 51ème demi-Brigade de Bataille, Battaglione Estense e Un Mondo di Avventure. Parteciperà anche l’associazione “Le Rane”.
Lo spettacolo inizierà alle ore 10 con la ricostruzione della presa della Rocca con la cacciata del reggente, dell’innalzamento dell’albero della libertà in piazza e la festa conseguente. Alle ore 11, grazie alla presenza di costumi d’epoca adatti ai più piccoli, ci saranno attività per bimbi e bimbe dai 4 anni in su che riguarderanno “Intrighi e rivolte di popolo”. La stessa cosa avverrà nel pomeriggio, a partire dalle ore 16.30. Un’ora prima, alle ore 15.30, sul palco spettacoli al parco Rocca, ci sarà lo spettacolo “La repubblica reggiana” con la firma da parte dei castelnovesi del documento con cui si aderiva alla municipalità reggiana. La giornata sarà arricchita da episodi di vita di corte, danze popolari, coscrizione di soldati e manovre di truppe in divisa napoleonica.
Il progetto rientra nel cartellone della rassegna “Semi di libertà e democrazia tra gli alberi del Parco Rocca”.