La sindrome di Behçet è una malattia rara, infiammatoria, di cui ancora non si conoscono le cause, ma in cui risulta in qualche modo determinante l’interazione tra fattori ambientali e genetici. Si tratta di una vasculite, vale a dire un’infiammazione della parete dei vasi del sangue, soprattutto di quelli venosi e può interessare diversi organi. La sindrome di di Behçet se diagnosticata e trattata tardivamente può determinare importante danno d’organo e disabilità, come cecità o perdita della funzione motoria. Colpisce in prevalenza la popolazione fra i 20 e i 40 anni d’età. La prevalenza in Italia (studio realizzato nella popolazione della provincia di Reggio Emilia) è di 3,8 persone ogni 100mila abitanti. L’Arcispedale Santa Maria Nuova è un centro di riferimento nazionale per le malattie infiammatorie autoimmuni oculari e sistemiche, tra cui le vasculiti come la sindrome di di Behçet. Di tale malattia negli anni vi è stato un incremento costante nel numero dei pazienti afferenti al nostro Ospedale. Confrontando l’attività del 2022 rispetto a quello del 2021, i casi seguiti con tale malattia a Reggio sono aumentati del 40%.
Se ne parlerà sabato 14 settembre 2024 a Reggio Emilia nell’Aula Magna “Pietro Manodori” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in viale Allegri, ove si svolgerà il congresso nazionale SIMBA (Società Italiana Sindrome e Malattia di Behçet) dei pazienti con la partecipazione ed il supporto di AMRER (Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna) e REMARE (Associazione Malati Reumatici pediatrici Reggio Emilia). Il congresso è patrocinato dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia ed è organizzato dal professor Carlo Salvarani Direttore della Reumatologia e dal professor Luca Cimino Responsabile dell’Immunologia Oculare con la collaborazione della Rete delle Malattie Immunomediate dell’Ausl. Tale Rete rappresenta un centro di riferimento multispecialistico per la diagnosi e la cura della malattia di Behçet la cui competenza è riconosciuta in ambito regionale e nazionale. All’evento parteciperanno in qualità di relatori i maggiori esperti nazionali con la partecipazione straordinaria della professoressa Gulen Hatemi dell’Università di Istanbul, fra i maggiori esperti internazionali della patologia.
La collaborazione interdisciplinare tra specialisti è di fondamentale importanza per una diagnosi e una terapia precoce in modo da prevenire il danno multi-organo e la disabilità ad esso correlato. Il lavoro di squadra prevede una presa in carico globale del paziente affetto da malattia di Behçet, permettendo un rapido inquadramento diagnostico-terapeutico mediante l’esecuzione di tutti gli esami necessari.
“E’ basilare – spiega il professor Cimino – organizzare visite congiunte tra i vari specialisti per evidenziare tutte le manifestazioni della malattia. La terapia va ritagliata sul singolo paziente, dipende dagli organi interessati e va concordata tra i vari specialisti esperti di tale malattia rendendo partecipe lo stesso paziente. Importante inoltre è incentivare la ricerca scientifica al fine di assicurare al paziente nuove possibilità diagnostiche e terapeutiche. È infine auspicabile la pianificazione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) che prevedano l’interazione costruttiva tra vari specialisti (oculista, reumatologo, pediatra, neurologo, gastroenterologo, infettivologo ecc…) in un percorso predefinito, ma disegnato sul singolo paziente. L’esistenza nell’Ospedale di Reggio di tali percorsi come i PDTA delle uveiti e delle vasculiti sistemiche consente di garantire un’appropriata gestione clinica e terapeutica del paziente affetto da malattia di Behçet”.