«Si corre il rischio di snaturare l’attività dell’acconciatore e di introdurre inutili appesantimenti burocratici, non cogliendo affatto gli obiettivi di qualificazione degli operatori e contrasto all’abusivismo». Commentano con queste parole Lapam Confartigianato Benessere e Cna Benessere il ddl sull’istituzione del Registro Nazionale degli Acconciatori, in discussione presso la 9^ Commissione del Senato. Le due associazioni di categoria hanno predisposto una lettera aperta indirizzata ai Componenti della Commissione e al Sottosegretario al Ministero delle Imprese del Made in Italy Onorevole Massimo Bitonci, per manifestare la posizione di contrarietà sul provvedimento.

«Si tratta di un provvedimento che è stato presentato senza la preventiva condivisione con le Organizzazioni di rappresentanza della Categoria – continuano Lapam Confartigianato e CNA – e sta proseguendo l’iter senza prevedere una fase di confronto con noi in sede di audizione».

Il disegno di legge attribuisce al Governo la delega per la definizione dei requisiti e delle modalità di iscrizione nel registro, da esercitarsi secondo determinati criteri: la previsione dei requisiti minimi di abilità professionale, la suddivisione del registro tra individui, titolari di imprese e formatori, il rilascio di un certificato di iscrizione elettronico, l’identificazione di strumenti per consentire al pubblico di individuare la posizione dell’acconciatore nel registro e la definizione delle prerogative di esclusiva pertinenza degli iscritti (tra cui il riconoscimento dell’attività formativa, la possibilità di prestare la propria opera professionale sui luoghi di riprese fotografiche, televisive, cinematografiche nonché a domicilio).

«L’attività di acconciatura è già regolata da una legge di settore – concludono le associazioni di categoria – e l’istituzione di un Registro appesantirebbe ulteriormente la burocrazia. La legge definisce il profilo professionale dell’acconciatore e il percorso formativo per ottenere l’abilitazione per esercitare l’attività, prevedendo anche periodi di inserimenti lavorativi qualificati e un esame teorico pratico. Non condividiamo il tentativo di includere tra i soggetti iscrivibili nel Registro anche coloro che non esercitano l’attività sotto forma di impresa. Questa previsione rappresenterebbe una sorta di sanatoria nei confronti di tutti quegli operatori non abilitati, rischiando di ottenere l’effetto contrario a quello auspicato. Rimaniamo comunque aperti al confronto e al dialogo per migliorare la normativa, andando incontro a quelle che sono le reali esigenze del settore».