Il sindaco Marco Massari è intervenuto nella mattinata di ieri alla Maratona oratoria promossa dall’Unione delle Camere penali italiane, a Reggio Emilia in piazza Prampolini, per sensibilizzare sul tema dei suicidi in carcere, delle condizioni di detenzione in Italia e della giustizia riparativa, dei diritti dei detenuti.
“Le condizioni delle nostre carceri sono drammatiche per sovraffollamento, degrado delle strutture, carenza di personale e scarsi investimenti in termini di percorsi di recupero e riabilitazione, come testimoniato dall’alto tasso di recidive delle persone transitate nelle strutture di detenzione – ha detto il sindaco Massari – Il suicidio di una persona privata della libertà costituisce il fallimento più evidente del ruolo punitivo dello Stato, incapace di proteggere e tutelare persone private della libertà e poste sotto custodia delle nostre autorità.
“Fallimento che dipende anche da una visione politica incentrata sulla tendenza alla punizione del conflitto, del dissenso e del disagio sociale – ha proseguito il sindaco – I ragazzini fanno uso di droghe e spesso le spacciano, lo sappiamo: vogliamo affrontare il tema della depenalizzazione delle droghe leggere come fatto in Germania? Vogliamo affrontare il tema del disagio giovanile, sociale e psichico? La risposta non può essere solo la galera, anche per ragazzini di quattordici anni, se c’è pericolo che fuggano.
“Come medico mi colpiscono le storie raccolte da associazioni, volontari, avvocati, famigliari vicini a persone che si sono tolte la vita: spesso il suicidio è il portato di vicende personali drammatiche che trovano nella detenzione il crollo definitivo, uno shock letale per persone fragili e con problematiche psichiatriche. L’ultimo è il caso di un uomo di 81 anni, detenuto nel carcere di Potenza perché accusato di avere ucciso la moglie, che si è ucciso impiccandosi. Il segretario della Polizia penitenziaria di Potenza ha dichiarato che l’uomo è apparso subito non molto lucido. Ma mi ha molto colpito anche la storia di un poliziotto penitenziario di 36 anni che si è tolto la vita nella notte dello scorso 6 luglio: è il sesto agente dall’inizio dell’anno.
“Dal 2010 al 2020 sono stati circa 100 i suicidi tra gli agenti di Polizia penitenziaria – ha concluso il sindaco Massari – E’ la conferma che l’organizzazione penitenziaria è ormai diventata una macchina malata, che produce frustrazione, angoscia e morte, sia tra i custoditi che tra i custodi. E’ una situazione di emergenza che deve essere affrontata, avendo ben chiaro che il carcere non deve essere un luogo di punizione che esprime solo vendetta sociale, ma un luogo di recupero, riabilitazione e anche di cura”.