I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna in queste ore stanno dando esecuzione a provvedimenti di perquisizione e sequestro, adottati dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale felsineo, su proposta della Procura Europea (EPPO) – Ufficio di Bologna.
Le attività sono in corso in località delle province di Bologna, Prato e Ferrara e vedono impegnati circa 80 militari appartenenti ai Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Bologna e di Prato, unitamente a 3 unità cinofile con cani anti-valuta (cash-dog).
Il provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca e di ammontare di oltre 7 milioni di euro, consegue alle attività di indagine, condotte dai finanzieri del I Gruppo Bologna, con la collaborazione dei colleghi del Gruppo Prato, sotto il coordinamento della Procura Europea (EPPO).
I reati ipotizzati sono quelli di contrabbando, falsità ideologica, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Il contesto delle indagini verte su di uno strutturato sistema di introduzione illegale sul territorio nazionale, di merci di origine extracomunitaria, prevalentemente provenienti dalla Cina, con stoccaggio anche presso l’importante hub logistico dell’Interporto di Bologna Bentivoglio.
Nella frode sono coinvolti titolari e dirigenti di diverse società di spedizione doganale, unitamente a imprenditori di origine cinese, operanti presso diverse aziende con sede nella provincia di Prato.
Le indagini hanno consentito di rilevare come gli importatori delle merci abbiano introdotto le stesse nel territorio comunitario, facendole transitare falsamente in depositi Iva; tale condotta avrebbe consentito a questi importatori – utilizzando indebitamente un particolare regime fiscale – di non versare l’Iva dovuta all’importazione.
I sopralluoghi e le verifiche documentali condotte dai Comandi della Guardia di Finanza di Bologna e di Prato, anche con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del capoluogo felsineo, hanno potuto infatti appurare come la merce importata, una volta presentata la documentazione doganale che ne attestava il transito presso il deposito Iva, procedeva, in spregio della normativa prevista in tale ambito, verso i magazzini – prevalentemente localizzati in provincia di Prato – delle società importatrici; gli accertamenti hanno infatti consentito di verificare tale effettiva destinazione delle merci introdotte in frode sul territorio comunitario.
Nell’indagine risultano attualmente indagate otto persone fisiche e, ai sensi della legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti, sette persone giuridiche.
La merce irregolarmente importata, consistente perlopiù in stoffe grezze, utilizzate per il confezionamento di capi d’abbigliamento, ammonta a oltre 13.600 tonnellate, per un valore di circa 63 milioni di euro; l’evasione di I.V.A. all’importazione riscontrata è pari a più di 13 milioni di euro.