I sindacati confederali Cgil e Uil assieme alle categorie degli edili e dei metalmeccanici Fillea e Fiom Cgil, Feneal e Uilm Uil hanno proclamato due ore di sciopero nazionale mercoledì 21 febbraio a seguito della strage sul lavoro di Firenze dove 5 operai hanno perso la vita a causa del crollo di travi di cemento armato e solai.
I lavoratori edili e metalmeccanici incroceranno le braccia le ultime due ore del turno di lavoro. Previsti presidi in tutta Italia. Per le altre categorie di lavoratori sono previste assemblee nei luoghi di lavoro.
A Modena il presidio di mercoledì 21 febbraio è alle ore 15.30 davanti alla Prefettura (e sino alle 17.30 – corso Martiri Libertà), dove i rappresentanti sindacali saranno poi ricevuti in delegazione dal Prefetto per rappresentare le preoccupazioni sugli infortuni anche nella nostra provincia e la necessità di adottare misure concrete per prevenirli.
“Cgil e Uil insieme ai rispettivi sindacati di categoria, esprimono cordoglio ai familiari delle vittime e solidarietà ai colleghi degli operai rimasti uccisi. Ma dicono basta alle morti su lavoro, figlie di imprese non qualificate e di catene infinite di appalti e subappalti. Morti figlie del mancato rispetto di regole, rispetto degli orari, dei giusti contratti collettivi, del massimo ribasso sui costi della manodopera e della sicurezza, delle troppe false partite Iva e dello sfruttamento dei cottimisti.
I cinque operai morti nel cantiere per la costruzione di un supermercato a Firenze hanno nomi, famiglie, storie. Come gli altri che ancora in questi giorni sono “caduti sul lavoro” più di 40 in tutto il Paese nei primi 15 giorni di febbraio”.
“Basta parlare di cordoglio, è il momento che il Governo le imprese e le loro associazioni di rappresentanza, si assumano le responsabilità: massimo ribasso, appalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono conseguenze di scelte, non una fatalità!” affermano Daniele Dieci segretario Cgil Modena e Roberto Rinaldi segretario Uil Modena e Reggio Emilia.
“Si è deciso di fare cassa togliendo le risorse per gli ispettori del lavoro e la medicina per la prevenzione sul territorio; deregolamentare la catena degli appalti, non intervenire sugli appalti privati, fino al punto che non si riesce a capire quali e quante ditte sono in un cantiere e di costringere le persone migranti a lavorare in clandestinità.
È stata ignorata la Piattaforma dei sindacati confederali e si continua ad agire senza il confronto con chi è nei posti di lavoro.
Con la patente a punti oggi probabilmente quelle aziende non avrebbero potuto avere l’appalto; con una congruità anche su tempi e modi di esecuzione ci sarebbe un limite allo sfruttamento del lavoro; con l’obbligo alla timbratura si saprebbe chi e quanto tempo lavora in un cantiere.
Vogliamo tutte le agibilità necessarie per gli RLS (rappresentanti lavoratori alla sicurezza) e RLST delegati di sito alla sicurezza.
Vogliamo il ripristino della parità di trattamento negli appalti e la responsabilità dell’impresa committente. Chiediamo che il subappalto a cascata sia abolito.
Vogliamo l’applicazione dei CCNL del settore di riferimento, sottoscritti dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul livello nazionale, vogliamo la formazione obbligatoria per i datori di lavoro e per i lavoratori prima di accedere nel luogo di lavoro”.
“Questi sono i cambiamenti necessari, altrimenti i richiami alla cultura della sicurezza sono frasi vuote – concludono Dieci e Rinaldi – Vogliamo luoghi di lavoro sicuri senza il ricatto della perdita del lavoro e dei bassi salari. A partire dai cantieri. Vogliamo l’apertura di un confronto vero il Governo su questi punti e su tutta la Piattaforma unitaria”.