Damiano non deve essere lasciato solo e, come lui, tutti i giovani che “chiedono una scuola che li accompagni nel percorso di crescita come cittadini consapevoli di diritti, doveri e responsabilità”. Per ottenere questo risultato, però, “è necessario che nella scuola si possa dialogare e confrontarsi con serenità”. Lo ha sottolineato l’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi rispondendo in Consiglio comunale a Modena a un’interrogazione sulla vicenda della sospensione di un rappresentante di classe del Barozzi presentata da Paola Aime (Europa Verde-Verdi) e discussa insieme a un ordine del giorno di solidarietà allo studente proposto da Pd, Sinistra per Modena, Europa Verde-Verdi, Modena Civica e Movimento 5 stelle.
L’assessora Baracchi ha ricordato come la vicenda abbia sollevato un acceso dibattito a livello locale e nazionale, coinvolgendo anche il Parlamento. Il tema della partecipazione di studenti e studentesse, però, ha aggiunto, “non può essere liquidato solo con riferimenti normativi e mortificato nelle forme, deve essere sostenuto e agevolato”.
Nei giorni scorsi, infatti, anche il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha affermato che le modalità della sospensione rappresentano “il fallimento della scuola rispetto alla sua missione educativa che non può limitarsi all’aspetto esclusivamente didattico ma, calandosi nella realtà che la circonda, deve proporsi di far crescere nuovi cittadini anche attraverso il dialogo, la responsabilità e il confronto delle idee”.
Rispondendo puntualmente ai quesiti della consigliera Aime, l’assessora ha affermato che l’Amministrazione comunale sta seguendo con attenzione la vicenda, ben sapendo comunque “di non potere entrare nelle dinamiche proprie degli organi collegiali della scuola”, ma senza aver rinunciato, appunto, a unirsi all’appello per ristabilire un dialogo e un confronto che è giunto da più parti, purtroppo inascoltato.
Nel frattempo, sono stati chiesti chiarimenti all’Ufficio scolastico regionale: una risposta non è ancora stata fornita, ma gli interventi pubblici del ministro Valditara e del vice direttore dell’Ufficio “si sono limitati agli aspetti formali e procedurali (nemmeno affrontandoli con completezza, peraltro) e sono risultati del tutto inadeguati a offrire risposte all’opinione pubblica rispetto al provvedimento assunto dal Consiglio d’istituto che, con tutto il rispetto dovuto all’autonomia scolastica, appare – ha affermato Baracchi – solamente punitivo”.
Ricordando lo sciopero del 28 novembre non autorizzata dalla dirigente scolastica, l’assessora ha osservato che probabilmente “dialogo e confronto si erano già inceppati prima” e che la scuola in questo momento “abbia l’occasione di una grande lezione di educazione civica, perché quando si arriva a ricorrere al Tar la scuola ha già perso”. Di fronte a tanti studenti, genitori e docenti che poi hanno chiesto alla dirigenza di fermarsi, “di tornare a parlarsi in un sincero atteggiamento di ascolto – si è chiesta Baracchi – si poteva provare a ricostruire un clima di fiducia tra le parti? Se a così tanti è sembrata spropositata la sanzione, è possibile che non sia venuto il dubbio di fermarsi? Possibile che non sia possibile ragionare insieme, confrontarsi, trovare le soluzioni, capire insieme dove si è inceppato il percorso educativo?”.
Per l’assessora ogni provvedimento disciplinare deve essere associata a un percorso di consapevolezza, deve avere un valore formativo finalizzato al cambiamento dell’atteggiamento sbagliato, la punizione non può essere fine a se stessa perché “l’obiettivo deve essere quello di sviluppare una cittadinanza attiva e consapevole, facendo crescere nei giovani il valore e rispetto dell’altro, facendogli assumere le proprie responsabilità”, proprio come hanno fatto in questo caso, e va riconosciuto, i rappresentanti degli studenti.