Domenica 28 gennaio si commemora a Correggio il 79esimo anniversario della “Battaglia di Canolo”, che si combatté il 25 gennaio 1945. Questo il programma della giornata: alle ore 9, in via Bonacina, deposizione di fiori sul cippo di Vittorio e Vandina Saltini; alle ore 9.30 Santa Messa alla Chiesa parrocchiale di San Paolo; alle ore 10:30 deposizione di fiori sui cippi e sulle lapidi ai caduti con partenza dal monumento a don Pasquino Borghi (la Banda cittadina L. Asioli accompagnerà il corteo); alle ore 11.30, presso la polisportiva La Canolese, interventi di Fabio Testi, Sindaco di Correggio e Giuseppe Lini, presidente Anpi Correggio; alle ore 12 Letture a cura di Carmelina Panisi di Anpi Correggio, tratte dal libro “Veglione rosso”; a seguire Pranzo Resistente (lasagne e risotto, arrosto di vitello, cotechino con purè, contorno di verdure, dolci vari al forno, acqua, vino, caffè, digestivi: info e prenotazioni: cell. 347 5028031 – anpi.sezione.correggio@gmail.com – 25€).
In orario 10-12 e 15.30-20, in via Canolo 46/a, aperta la mostra di reperti della Prima Guerra Mondiale ampliata e arricchita con la ricostruzione di oggetti del soccorso sanitario, a cura di Ferrino Manicardi
L’iniziativa si lega idealmente alla commemorazione al Poligono di tiro di Reggio Emilia, dove sarà ricordato l’80esimo anniversario della fucilazione di nove martiri – Ferruccio Battini, Romeo Benassi, don Pasquino Borghi, Umberto Dodi, Dario Gaiti, Destino Giovannetti, Enrico Menozzi, Contardo Trentini, Enrico Zambonini – da parte della gendarmeria fascista.
La “Battaglia di Canolo” è un episodio bellico che prese il via nella notte del 25 gennaio 1945, quando erano riuniti in una casa di Canolo i comandanti partigiani Guerrino Cavazzoni “Ciro”, Renato Bolondi “Maggi”, Mario Saccani “Nero”, Raul Incerti “Bobi”, Vasco Guaitolini “Biavati”, Abbo Panisi “Nelson”, Egidio Baraldi “Walter”. L’antefatto si svolge la sera precedente, quando Vittorio Saltini, “Toti”, al termine di una riunione segreta e prima di un altro appuntamento a San Michele di Bagnolo, decide di passare a salutare i suoi famigliari, nella casa colonica del fratello Adalciso, nei pressi di Fosdondo. Non sa che i fascisti lo stanno aspettando, ma quando si accorge della trappola fa in tempo a distruggere il verbale della riunione tenuta la sera prima e tenta di fuggire passando per il fienile. Muore crivellato di colpi, alle otto del mattino. Nel pomeriggio, una sua sorella, Vandina, staffetta partigiana, appena rientrata da una missione vede il cadavere del fratello e si scaglia contro i fascisti rimasti sul posto, gridandogli “assassini” e rimanendo anch’essa uccisa da due colpi di pistola. All’alba del 25 gennaio, la casa di Canolo fu accerchiata da truppe tedesche e fasciste e all’intimazione della resa i partigiani presenti decisero di opporre resistenza. Si scatenò così un durissimo combattimento che si protrasse per un’ora. I partigiani tentarono prima di fuggire da una finestra che dava sui campi, ma la strada venne sbarrata da colpi di mitragliatrice. Poi, sparando e lanciando bombe, uscirono dal portone principale, dileguandosi tra le case vicine e nei campi. Riuscirono a salvarsi quasi tutti, tranne due, che si sacrificarono coprendo la ritirata dei compagni: Vasco Guaitolini morì mentre correva verso una mitragliatrice e con lui Abbo Panisi, mentre stava scavalcando una siepe. Alla fine, la casa venne completamente razziata e data alle fiamme.