“Alfeo Corassori guidò Modena nel passaggio dalla dittatura alla libertà, diresse la ricostruzione materiale e morale dopo la guerra e gettò le basi dello sviluppo economico e civile della città. La sua eredità è ancora qui e il suo esempio deve guidarci anche per il futuro”.
Con queste parole il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ricorda il primo sindaco della Modena libera e democratica, di cui oggi, lunedì 27 novembre, ricorrono i 58 anni dalla morte. “Fu un uomo di grande cuore – continua Muzzarelli – e di grande intelligenza politica, di una politica che sapeva guardare avanti e non indietro; una politica fatta di valori forti e una grande visione del futuro. I valori di Corassori erano l’uguaglianza, la libertà e la solidarietà, per una comunità aperta, accogliente e unita. Sono i valori che ci devono guidare anche per l’oggi e per il domani”.
Alfeo Corassori nasce a Campagnola di Reggio Emilia il 3 novembre 1903. Figlio di contadini, si trasferisce a Carpi dove lavora nei campi come bracciante e svolge attività politica sin da giovanissimo. Sedicenne si iscrive alla federazione giovanile socialista, ma già nel 1921 aderisce al neonato Partito comunista d’Italia, fondando la Federazione modenese insieme a uno sparuto gruppo di militanti. Perseguitato e condannato più volte al carcere e al confino dal Tribunale Speciale, dopo l’8 settembre 1943 è tra gli organizzatori del movimento partigiano modenese e fa parte del triumvirato insurrezionale emiliano. Finita la guerra viene nominato sindaco di Modena dal Cln, il Comitato di liberazione nazionale, e confermato alla guida del Comune con le prime elezioni democratiche del 1946. Eletto in Assemblea Costituente il 2 giugno 1946, rinuncia all’incarico per dedicarsi pienamente all’attività di sindaco sino alle sue dimissioni nel 1962. Muore il 27 novembre 1965.
Durante i diciassette anni nei quali Corassori è sindaco di Modena, la città si lascia alle spalle le ferite e i segni della guerra e cambia il suo volto urbanistico e sociale. Il primo mandato amministrativo dal 1946 al 1951 è caratterizzato dalla fase dell’uscita conflitto con il Piano della ricostruzione della città elaborato nel 1947. Il Comune guidato da giunte di socialisti e comunisti affronta i problemi più urgenti in una città segnata dai bombardamenti e dalla riconversione postbellica: la carenza di alloggi (con circa 10mila senzatetto) e quella di lavoro (oltre 50mila i disoccupati sono rilevati a Modena tra 1948 e 1949). Viene istituito l’Ente comunale di assistenza per sostenere gli indigenti. Lo spirito di solidarietà è diffuso e non ha confini locali o regionali.
Tra il secondo e il terzo mandato, 1951/56 e 1956/60, grazie all’opera delle giunte guidate da Corassori, la città, che vede crescere la sua popolazione di 30mila unità arrivando a circa 140mila abitanti, vive una significativa trasformazione economica, sociale ed urbanistica: viene inaugurato il nuovo Mercato Bestiame nel 1951 e avviata la costruzione del nuovo Policlinico a metà del decennio, realizzate opere di edilizia scolastica e civile, ristrutturati i trasporti pubblici da tranviari a filoviari, sviluppati servizi pubblici e realizzati investimenti in infrastrutture e fonti energetiche, con la costituzione di due consorzi provinciali (uno per la viabilità e uno per la distribuzione del gas metano), ampliata la viabilità della città e realizzate aree attrezzate con la nascita dei primi villaggi artigiani, costruita una nuova scuola provinciale destinata a fornire quadri e figure tecniche alle imprese locali, progettate le prime politiche sociali ed educative, promosse politiche per la casa e delineato il primo Prg, il Piano regolatore generale modificato e approvato poi definitivamente nel 1965.