In Emilia-Romagna la parità di genere diventa elemento di valutazione delle scelte pubbliche.

Dopo un lungo percorso partecipativo di confronto, la Giunta ha approvato, nel corso dell’ultima seduta, il regolamento che introduce la valutazione dell’impatto di genere sui progetti di legge regionali, da portare a termine prima della loro approvazione (ex ante). Ora l’iter prevede il passaggio in Assemblea legislativa per il parere di conformità, poi il regolamento sarà definitivamente varato dall’Esecutivo regionale per diventare poi operativo.

Si completa il quadro degli strumenti adottati dalla Regione Emilia-Romagna per promuovere la parità di genere, insieme al bilancio di genere, al Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, all’Area di integrazione del punto di vista di genere e valutazione del suo impatto sulle politiche regionali.

Inoltre, grazie al regolamento l’Emilia-Romagna fa un ulteriore passo avanti per promuovere l’attenzione al genere in ogni azione e in ogni fase delle politiche regionali, contribuendo a migliorare la qualità della legislazione, per una maggiore efficacia nel contrasto alle disuguaglianze di genere. La valutazione di impatto di genere è, infatti, uno strumento per valutare gli effetti (positivi, negativi o neutri) rispetto al genere dei progetti di legge regionali.

“Con questo atto- sottolinea l’assessora alle Pari opportunità, Barbara Lori- puntiamo a migliorare la qualità e l’efficacia delle leggi regionali per arrivare a un’effettiva parità di genere. Una volta operativo, contiamo che la valutazione sia strumento per rafforzare l’applicazione del principio di pari opportunità e il lavoro trasversale sui dati e gli indicatori di genere quali elementi fondamentali per la programmazione strategica”.

 

Cosa prevede il regolamento

Lavoro, salute, welfare, educazione, cultura, sport, formazione, cooperazione internazionale, sviluppo e agenda digitale sono gli ambiti prioritari a cui applicare la valutazione ex ante dell’impatto di genere, come previsto dall’articolo 42 bis della legge 6/2014 poi modificata dall’articolo 39 della legge regionale 4/2021.

Il regolamento stabilisce che la valutazione è riservata ad iniziative normative di impatto significativo su cittadini, imprese e Pubblica amministrazione e che hanno un impatto di genere diretto o indiretto, sulla base dei parametri individuati.

Sono 14 i parametri: accesso alla formazione scolastica e professionale; accesso ai servizi alla persona, di welfare e di conciliazione vita-lavoro; accesso al trasporto pubblico locale, tenendo conto delle tipologie maggiormente utilizzate dalla popolazione in base al genere; equa ripartizione dei ruoli di governance e decisionali nel settore oggetto della normativa; accesso ai servizi sanitari e di tutela della salute; accesso all’imprenditoria femminile e alle libere professioni; accesso delle donne alle cariche pubbliche; accesso delle donne nei settori lavorativi a prevalenza maschile di area scientifica e tecnologica e degli uomini a settori lavorativi a prevalenza femminili legati alla cura; equa ripartizione dei compiti di cura all’interno del nucleo familiare; parità salariale tra uomini e donne; presenza di stereotipi di genere e di discriminazioni, anche legati ai ruoli maschile e femminile, all’identità di genere e all’orientamento sessuale; divario tra lavoratrici con prole e senza prole; effetti legati al fenomeno della violenza di genere.

Ognuno di questi parametri è rappresentato da uno o più indicatori di genere. Complessivamente sono 33 gli indicatori che verranno periodicamente aggiornati e che costituiscono la base dati minima per valutare il contesto di riferimento della parità di genere in regione. Questi possono essere integrati in funzione della specificità del progetto di legge da valutare e aggiornati nel tempo.

 

Gli obiettivi della valutazione

Prevenire e contrastare gli stereotipi sessisti, colmare il divario di genere in ambito sociale e nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici sono alcuni dei nove obiettivi della valutazione. E ancora: porre fine alle violenze basate sul genere ed orientamento sessuale e, più in generale, ad ogni forma di discriminazione in base al sesso; promuovere la conciliazione dei tempi di vita e lavoro e la condivisione delle responsabilità di assistenza e cura; riconoscere e valorizzare le forme di lavoro domestico e di cura non retribuite; colmare il divario di genere in ambito retributivo e pensionistico; garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership a livello politico, economico e nella vita pubblica; garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva.

Sarà il Nucleo Operativo d’impatto (NOI) a svolgere la valutazione, i cui componenti permanenti sono scelti dalla Giunta. Il Nucleo potrà invitare di volta in volta persone esperte, sia interne che esterne all’Amministrazione regionale, individuate in funzione delle materie trattate dal progetto di legge esaminato.