Filippo (nome di fantasia) ha 6 anni e un paio di scarpe che si illuminano quando cammina. Oggi per la prima volta dopo 120 giorni le ha portate fuori dal reparto di Cardio Chirurgia Pediatrica, la sua casa dallo scorso 25 dicembre quando è stato necessario attaccarlo ad un cuore artificiale (Berlin Heart).
Solo due giorni fa, infatti, ha ricevuto la drivin gunit Excor, apparecchiatura di ultima generazione adottata, per la prima volta in Italia, dall’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola in sostituzione di quelle attualmente in uso.
“Oggi siamo andati al bar a fare colazione assieme Filippo, io e il suo papà. – racconta la mamma – Momenti familiari che per i più sono banali ma che per noi sono straordinari. La prima cosa che Filippo ha detto uscendo dal reparto è stato WOW! È bellissimo vederlo autonomo e indipendente, finalmente il bambino di 6 anni che è.
I nuovi cuori artificiali sono molto più leggeri, si passa dai 90kg dei vecchi modelli agli attuali 9kg. I bambini in questo modo, grazie ad un semplice carrellino, sono autonomi e indipendenti. Apparecchiature più flessibili e dotate di batterie con autonomia di 7 ore più altrettante con la riserva, rispetto alle precedenti che invece necessitavano di una presa di corrente sempre a disposizione. Sono letteralmente strumenti salva vita che sostituiscono completamente il cuore: costituiti da una pompa meccanica che simula le funzioni cardiache.
Avevamo anticipato l’arrivo di queste nuove apparecchiature a dicembre. “Quando hai detto “faremo” a bambini piccoli con malattie così impattanti come queste e alle loro famiglie, dire “abbiamo fatto” è un dovere prima che un piacere. – commenta Chiara Gibertoni, Direttore Generale dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – E non è finita qui: la strada tracciata porta questi pazienti e i loro cari permanentemente fuori dall’ospedale. Proprio in questi giorni la Regione Emilia-Romagna ha annunciato un finanziamento di 12,5 milioni di euro per la creazione di una struttura di accoglienza adiacente al Policlinico, gestita con il supporto dell’Associazione Piccoli Grandi Cuori, che in questo modo garantirà la necessaria sicurezza ai bambini e contemporaneamente gli consentirà una vita più normale”.
Nell’Unità operativa di Cardio Chirurgia pediatrica dell’IRCCS, diretta dal professore Gaetano Gargiulo, ci sono attualmente cinque bambini con patologie complesse che richiedono l’utilizzo di un cuore artificiale che ricevono adesso la nuova strumentazione. L’investimento è di circa 90 mila euro all’anno per ogni paziente.
“Grazie al costante miglioramento delle cure e delle possibilità terapeutiche per questi bambini, sono fortunatamente aumentati i casi di pazienti che pur con una grave patologia cardiaca riescono a sopravvivere e attendere la disponibilità di un nuovo cuore – commenta il prof. Gaetano Gargiulo – e questo spiega perché non sono più casi isolati. Solo nella nostra unità operativa, nel giro di pochi mesi, siamo passati da due a cinque i bambini assistiti con un ventricolo artificiale, il numero attualmente più alto in Italia. Per un Centro di eccellenza in questo campo come l’IRCCS è fondamentale dotarsi della tecnologia più avanzata per poter assicurare e garantire le cure più appropriate e moderne ai bambini con patologie cardiache complesse che non possono più giovarsi della chirurgia tradizionale.”
“All’IRCCS investiamo ogni anno complessivamente 14 milioni di euro solo in alta tecnologia – afferma Paride Lambertini, Direttore Ingegneria Clinica dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – sono strumenti alleati della vita, della salute e della cura. Concetti che diventano tangibili di fronte a esempi come questi. Grazie a queste innovazioni infatti possiamo offrire ai pazienti l’opportunità di vivere esperienze che gli sono state negate per troppo tempo dalla malattia”.
“In quei loro sorrisi sta la nostra ricompensa. Ecco perché questa innovazione tecnologica per noi è fondamentale e siamo orgogliosi di essere i primi in Italia a usarla. – commenta Raffaele Donini, Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna – Consentirà ai bambini che sono in attesa di trapianto, e che quindi devono stare in queste strutture anche per centinaia di giorni, di fare una vita di relazione al di fuori delle mura ospedaliere. Un balzo importante verso una migliore qualità della vita, in attesa che venga risolto definitivamente il loro problema”.