Il Centro Trapianti dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena tocca gli i 91 trapianti di fegato eseguiti nel 2022, di cui 7 da donatore vivente. È di una settimana fa uno split di fegato adulto-adulto in una serie di 9 trapianti in otto giorni: tutti i pazienti sono stati dimessi e il loro decorso è positivo.
A fare il punto sui risultati di un lavoro che deve la propria riuscita alla multidisciplinarietà del lavoro d’equipe e alla generosità dei donatori e delle loro famiglie è il professor Fabrizio Di Benedetto, alla guida del Centro e Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena.
Come dichiara l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia – Romagna, Raffaele Donini, “l’attività svolta nel 2022 dal Centro Trapianti di Modena non solo conferma la qualità di quella che è la realtà leader per numero di trapianti di fegato in Emilia-Romagna, ma ne potenzia il profilo anche a livello nazionale ed europeo. Il Covid non è stato un ostacolo in grado di rallentare l’attività del Centro diretto dal professor Di Benedetto – a cui vanno naturalmente i miei complimenti anche a nome della Giunta regionale. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, si è riusciti ad assicurare sia l’attività di donazione che quella di trapianto, a testimonianza dell’organizzazione in grado di gestire la complessità di questi tempi. La Regione Emilia-Romagna intende proseguire nel costante rafforzamento della sanità, investendo per assicurare ai cittadini risultati che sono fondamentali per la vita delle persone e che ci rendono orgogliosi della qualità dei nostri professionisti”.
“Questi numeri sono il riflesso di un bilancio assolutamente positivo a circa tre mesi dalla fine dell’anno per la Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena”, riferisce il Direttore Generale Claudio Vagnini. “Dopo un 2021 che ha visto raggiungere e superare la soglia dei mille trapianti di fegato dall’apertura del Centro, e 109 trapianti eseguiti nell’anno nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia, l’equipe diretta dal Prof. Di Benedetto conferma la crescita costante già evidenziata negli ultimi cinque anni”.
I numeri mostrano un incremento del 14% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con 91 trapianti di fegato eseguiti fino ad oggi.
Come commenta il professor Giorgio De Santis, Presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena e Reggio, “l’importante lavoro compiuto nel corso degli anni dal Centro Trapianti di Modena lo ha reso una realtà consolidata nel panorama nazionale e internazionale. Come Facoltà di Medicina siamo molto grati al professor Di Benedetto e a tutta la sua equipe perché grazie a questo impegno ventennale fatto di innovazione e qualità hanno reso possibile il raggiungimento di così ambiziosi risultati”
“Siamo orgogliosi del percorso svolto finora e della crescita dei programmi innovativi che abbiamo avviato negli ultimi anni con il sostegno della Regione, dell’Azienda Ospedaliera e dell’Università”, spiega il professor Fabrizio Di Benedetto. “In particolare ci riferiamo al programma di trapianto di fegato da donatore vivente, una nicchia nel panorama occidentale rispetto al mondo orientale, ma che rappresenta una risorsa importantissima per pazienti che altrimenti rischierebbero di perdere la chance del trapianto. A Modena questo tipo di trapianto è diventato una colonna portante del programma, rappresentando oggi il 7,7% dei trapianti totali di fegato”.
Sono 16 i trapianti di fegato da donatori viventi eseguiti presso il Centro Trapianti di Modena dall’apertura del programma, avvenuta nel 2020 proprio per far fronte al potenziale rischio di riduzione delle donazioni in corso di pandemia. “Il nostro Centro ha una forte impronta di ricerca ed innovazione, non a caso abbiamo potenziato il lavoro con le macchine da perfusione per la rigenerazione epatica e con 77 trapianti da donatore a cuore fermo (DCD) siamo tra i centri leader in Italia per questo particolare tipo di donazione”, aggiunge il prof. Di Benedetto.
La spinta all’innovazione non si arresta al trapianto del fegato, poiché l’utilizzo delle macchine da perfusione coinvolge anche il trapianto dei reni. Quest’anno a Modena sono stati eseguiti tre trapianti combinati fegato-rene con una tecnica in due tempi cosiddetta “in differita”. “Per permettere al paziente di eseguire prima il trapianto salva-vita, ovvero quello del fegato, e successivamente di ricevere quello di rene nelle migliori condizioni possibili – spiega il professor Stefano Di Sandro, responsabile della Struttura Semplice Chirurgia del Trapianto di Rene –, il rene viene mantenuto in una macchina che lo perfonde a bassa temperatura e ne garantisce l’ottimale conservazione cellulare, per poi essere trapiantato dopo oltre 48 ore. È una strategia terapeutica resa possibile dalla stretta collaborazione con la Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi diretta dal professor Gabriele Donati”.
Si tratta di un lavoro di equipe che non riguarda solo il gruppo chirurgico, ma che coinvolge anestesisti, infermieri e personale ausiliario, che la scorsa settimana sono stati impegnati, tra le altre cose, in una maratona di 9 trapianti di fegato in 8 giorni, di cui uno da donatore vivente e tre “split”. “Poter contare su una squadra di anestesisti valida come quella diretta dal professor Massimo Girardis permette di espandere le opportunità di trattamento per i nostri pazienti in attesa di un trapianto”, prosegue il prof. Di Benedetto. “Grazie all’impegno integrato di tutte le figure professionali che lavorano nelle sale operatorie del Policlinico, sono stati eseguiti interventi di grande complessità come il trapianto “split” tra pazienti adulti, che permette di trapiantare due pazienti con un solo fegato che viene diviso in due parti autonome e perfettamente funzionanti. Inoltre, è stato eseguito un ulteriore split che ha permesso di trapiantare un adulto a Modena e un bambino a Roma, confermando la tradizione consolidata di collaborazione tra i Centri Trapianti Italiani. Tali procedure ad alta complessità possono essere eseguite grazie all’elevata professionalità e competenza del team chirurgico, che ha la sua vocazione nello studio della rigenerazione epatica e della microchirurgia nelle tecniche di trapianto”.
“Desidero ringraziare quindi tutto il mio staff per l’impegno nell’ottenimento di questi risultati, in particolare il prof. Stefano Di Sandro e il dott. Gian Piero Guerrini che si sono alternati in questi giorni di fitto lavoro, gli anestesisti diretti dal prof. Massimo Girardis, gli infermieri ed il personale di sala operatoria e di reparto, i radiologi e gli epatologi e tutto il gruppo di lavoro multidisciplinare che opera nello studio e nella cura dei pazienti da sottoporre a trapianto di fegato. Si tratta di un lavoro che coinvolge a trecentosessanta gradi tutta l’AOU, e per questo siamo grati della dedizione dei professionisti coinvolti e del supporto offerto dall’Azienda”.
Attorno alla patologia epatica si sviluppano inoltre professionalità altamente specializzate, come nel caso della Radiologia nello studio dei candidati alla donazione di emifegato da donatore vivente eseguito dalla Prof.ssa Annarita Pecchi, Professore Associato dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che grazie a sofisticate ricostruzioni tridimensionali permette di studiare l’anatomia dei donatori aumentando la sicurezza dell’intervento chirurgico. Ulteriore menzione per l’Unità Dipartimentale di Radiologia Interventistica diretta dal Dott. Cristian Caporali, che esegue procedure complesse in preparazione al trapianto con trattamenti all’avanguardia come il posizionamento di TIPS, uno speciale bypass intraepatico per il trattamento dell’ipertensione portale che può essere posizionato anche attraverso la milza nei casi più complessi, percorso in cui collabora inoltre l’equipe guidata dal Prof. Filippo Schepis, dedicata all’Emodinamica epatica.
Conclude il prof. Di Benedetto: “Il mese di ottobre è il “liver cancer awareness month” e, oltre a promuovere costantemente la prevenzione verso i tumori del fegato, il nostro pensiero va sempre alle famiglie dei donatori, le quali affrontano una grave perdita, ma possono trovare conforto sapendo di aver donato una speranza di vita a chi ne ha bisogno”.