Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, esiste ancora un notevole divario di genere per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecnologie e le competenze digitali. Il digital gender gap è più pronunciato nelle nazioni a basso reddito, ma permane anche all’interno dell’Unione Europea. Il divario, particolarmente ampio quando guardiamo alle competenze specialistiche, ha un effetto negativo non solo a livello sociale, ma ha anche ripercussioni economiche importanti.
Donne e digitale in Italia
Secondo i dati del Women in Digital Scoreboard, nell’UE soltanto il 19% degli specialisti nel settore Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) sono donne. La cifra arriva a circa un terzo se guardiamo alle laureate in materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Considerando l’utilizzo quotidiano di internet il divario è ridotto: l’85% delle donne in Europa utilizza regolarmente internet, a fronte dell’87% degli uomini. Per quanto riguarda le competenze digitali, la differenza arriva a quattro punti percentuali. La situazione è però molto diversa da nazione a nazione, e rispecchia i dati del rapporto DESI (Digital Economy and Society Index). In testa troviamo le nazioni dell’Europa settentrionale, mentre l’Italia è al 23° posto su 27. Questo risultato prende in considerazione indicatori come l’uso di internet, le competenze di base e specialistiche, e l’occupazione nel settore TIC.
I dati di Almalaurea, raccolti tra iscritti e laureati all’Università di Bologna, confermano la situazione finora descritta. Nel 2020, le donne erano il 58,7% del totale dei laureati, ma meno di un terzo nei percorsi a indirizzo informatico o tecnologico. Per quanto riguarda le immatricolazioni, il 42% dei ragazzi sceglie una facoltà STEM, a fronte del 21% delle ragazze. I dati raccolti indicano che gli stereotipi culturali legati a queste materie influenzano ancora la scelta di un percorso di studi, contribuendo a mantenere il divario digitale di genere.
Iniziative e opportunità per ridurre il divario
Nell’ambito degli sforzi comuni per la trasformazione digitale, l’Unione Europea punta ad avere 20 milioni di specialisti impiegati nel settore ICT entro il 2030, con un divario ridotto tra uomini e donne. La scarsa rappresentazione femminile in campo tech non è un problema soltanto dal punto di vista dell’equità sociale, ma rallenta e ostacola in modo considerevole il progresso economico. Sarà quindi fondamentale un’azione comune di istituzioni ed enti privati per rendere più accessibile la formazione nel campo, incoraggiando al tempo stesso ragazze e donne ad avvicinarsi alle discipline STEM. Le opzioni per imparare sono numerose, come il corso di programmazione di Aulab che insegna come utilizzare i tag e attributi html, implementare funzioni, gestire database e server per creare un sito web, aprendo le porte al lavoro di web developer. Anche al di fuori dei percorsi di studio tradizionali esistono infatti numerosi modi per aggiornare le proprie conoscenze e acquisire competenze nuove, così da adattarsi a un mercato del lavoro sempre più digitale.
Già dalla scuola è importante sostenere le bambine che dimostrano curiosità su informatica e tecnologie, evitando stereotipi ed etichette che limitano le loro prospettive. Per contrastare il gap di genere nel settore digitale, la Regione Emilia-Romagna organizza la rassegna Women in Tech, che è arrivata quest’anno alla seconda edizione. Si tratta di una serie di sei eventi che faranno tappa a Forlì, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena e Ravenna, e si svolgeranno tra giugno e ottobre 2022. Gli incontri saranno incentrati sulle cause alla base della disuguaglianza di genere esistente, sulle conseguenze che questa situazione comporta, e sulle possibili strategie per includere le donne all’interno della cultura digitale come presenza attiva. Colmare il divario digitale di genere è necessario per continuare un percorso di transizione digitale equo e a beneficio di tutti e tutte, unendo le forze per il progetto comune di una società migliore.