Sono salite a quota 53.192 pari al 13,3 per cento del totale delle imprese regionali. A spingere le nuove attività sono soprattutto le donne (+5,1 per cento, +589 imprese). La forma giuridica che cresce di più è quella delle ditte individuali. Grande vivacità del settore costruzioni. Bene la ristorazione

 

Alla fine del 2021 le imprese attive straniere in Emilia-Romagna sono salite a quota e rispetto allo stesso periodo del 2020 sono aumentate di 2.533 unità (+5,0 per cento), con un’ulteriore rilevante accelerazione della crescita avvenuta con un ritmo senza precedenti, tanto da risultare la più rapida degli ultimi dieci anni. Questo comunica l’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio.

 

Il confronto con il totale delle imprese regionali

Negli ultimi tre mesi dell’anno, sempre rispetto allo stesso periodo del 2020, si è arrestata la tendenza negativa delle altre imprese, quelle non straniere, lievemente aumentate (+360 unità, +0,1 per cento) e risalite a quota 347.488. La crescita complessiva delle imprese regionali è quindi soprattutto da attribuire a quelle a conduzione non italiana.

 

Straniere femminili e giovanili

L’andamento delle imprese condotte da stranieri è assai diverso se si considerano due sottoinsiemi non disgiunti: le aziende di donne e quelle di giovani.

A fine 2021, le imprese femminili erano 12.065 pari al 22,8 del totale delle imprese straniere dell’Emilia-Romagna. Sono concentrate in sei divisioni di attività: soprattutto nel commercio al dettaglio (19,5 per cento) e nella ristorazione (15,0 per cento), quindi negli altri servizi per la persona, parrucchiere centri estetici ecc. (10,7 per cento), nell’attività manifatturiera delle confezioni (8,3 per cento), nel commercio all’ingrosso (6,9 per cento) e nei servizi per edifici e paesaggio, pulizie (5,3 per cento).

Sempre a fine anno le imprese giovanili sono risultate 8.296 pari al 15,6 delle imprese straniere dell’Emilia-Romagna. Sono fortemente concentrate in tre divisioni di attività: soprattutto nelle costruzioni (27,9 per cento), quindi nel commercio al dettaglio (16,8 per cento) e nella ristorazione (12,6 per cento).

 

Il dato italiano e quelli regionali

Al termine del 2021 in Italia le imprese di stranieri hanno superato le 572 mila unità, con una crescita dell’1,6 per cento. La consistenza delle imprese estere è aumentata in quasi tutte le regioni, a cominciare dalla Valle d’Aosta (+8,8 per cento), seguita da Trentino -Alto Adige (+5,2 per cento) ed Emilia-Romagna, che risulta quindi la terza regione italiana, davanti a Piemonte (+4,9 per cento) e Veneto (+3,0 per cento).

I settori di attività economica

La tendenza alla crescita delle imprese straniere è risultata dominante in tutti i macrosettori di attività economica ed è stata abbastanza uniforme. La crescita complessiva ha ricevuto il maggiore apporto dalla decisa e ulteriore accelerazione delle costruzioni (+6,9 per cento, +1.238 unità), la più rapida e ampia degli ultimi 10 anni, determinata dalle imprese minori attive nei lavori specializzati (+1.016 unità, +6,4 per cento), e di realizzazione di edifici (+222 unità, +10,6 per cento).

Nell’ampio aggregato dei servizi, che con 1.107 imprese in più registra un aumento del 4,2 per cento, l’apporto maggiore è giunto dal vasto insieme degli altri servizi diversi dal commercio (+633 imprese, +4,5 per cento).

In espansione le altre attività di servizi (+152 unità, +6,6 per cento), specie per la persona (+110 unità), di riparazione (+10,1 per cento), di alloggio e ristorazione (+125 unità, +2,5 per cento).

Nonostante le restrizioni connesse al Covid, una decisa spinta arriva dalla ristorazione (+127 unità), dove le imprese estere sono salite al 18,8 per cento delle attive. Incremento anche per le attività di noleggio, agenzie viaggi e servizi di supporto alle imprese (+109 unità, +4,8 per cento) per edifici e paesaggio (imprese di pulizie) e funzioni d’ufficio (fotocopiatura, call-center, recupero crediti, imballaggio, distribuzione libri giornali e riviste).

Rilevante l’aumento delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+77 unità, +8,8 per cento), specie direzione aziendale e consulenza gestionale delle imprese (+18,9 per cento). Incremento anche per il trasporto e magazzinaggio (+64 unità, +3,6 per cento), trainate dal trasporto terrestre, comparto dove all’opposto le imprese non straniere si sono ridotte del 2,9 per cento.

Per quanto riguarda il commercio, la costante accelerazione si è stabilizzata a un ritmo elevato (+474 unità, +3,8 per cento). L’espansione delle imprese di stranieri del settore è risultata la ampia degli ultimi 5 anni, in netto contrasto con la contrazione subita dalle non straniere (-0,8 per cento). A determinare il trend, il dettaglio (+294 imprese, +3,6 per cento), l’ingrosso (+116 imprese, +4,3 per cento), il commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+64 imprese, +4,3 per cento).

Anche per la base imprenditoriale straniera della manifattura è proseguita la tendenza positiva (+3,1 per cento, +162 unità) concentrata nella fabbricazione di prodotti in metallo (+70 unità, +5,9 per cento) e nella riparazione, manutenzione e installazione di macchine (+46 unità, +12,2 per cento), con l’exploit della piccola industria del mobile (+19 unità, +15,1 per cento). Ancora in crescita l’agricoltura (+5,5 per cento), anche se questo settore è rimasto ancora marginale per le imprese estere, che ne costituiscono solo l’1,7 per cento.

 

La forma giuridica

La maggiore consistenza delle imprese straniere è dovuta soprattutto alle ditte individuali, che hanno fatto segnare un aumento di 1.579 unità, pari a un +3,9 per cento, il più ampia degli ultimi 10 anni, dall’inizio della rilevazione. L’attrattività della normativa continua a determinare un vero boom delle società a responsabilità limitata semplificata (+15,0 per cento, pari a 945 unità in più), senza peraltro annullare ma solo ridurre la crescita delle società di persone (+1,5 per cento). I

Invece, negativo è l’insieme delle imprese costituite sotto altre forme, ovvero cooperative e consorzi (-2,7 per cento).