Da quasi un secolo a Bologna il passaggio dal vecchio al nuovo anno è scandito dal rogo del Vecchione, gigantesca scultura che, allo scoccare della mezzanotte, viene bruciata in Piazza Maggiore, a simboleggiare il saluto all’anno appena trascorso. Dagli anni ‘90 del secolo scorso l’ideazione del Vecchione viene affidata dal Comune ad artisti legati alla città, con una formula che preserva il rito tradizionale connotandolo in realtà di un significato artistico totalmente nuovo. La poetica delle artiste e artisti coinvolti ha arricchito il rogo di messaggi di anno in anno diversi, con pensieri legati alla condizione umana e alla attualità, proponendo riflessioni e simbologie: dal razzismo alle tematiche ambientali, dalla crisi economica ai rischi dell’individualismo, fino alle paure dei nostri giorni.
“Vecchi Vecchioni. Capodanni d’artista in mostra” in programma nella Sala Manica Lunga di Palazzo d’Accursio dal 28 dicembre al 9 gennaio 2022 intende celebrare la peculiarità del Capodanno bolognese, valorizzando lo spessore artistico dell’appuntamento cittadino: il percorso espositivo restituisce al visitatore quasi trent’anni di storia attraverso manifesti d’epoca e prototipi realizzati dagli stessi artisti come ‘miniature’ dei grandi fantocci che sono stati bruciati in piazza.
‘Questa mostra che celebra la creatività e la tradizione di Bologna è l’omaggio del Comune alla città in un altro Capodanno difficile -dichiara il sindaco Matteo Lepore. Sono certo che i bolognesi vi si riconosceranno e la apprezzeranno, e che sapranno essere come sempre solidali e responsabili di fronte alle nuove sfide che ci aspettano’
Ad aprire la mostra un’autentica “chicca” ci riporta agli anni 90: sono i cinque Vecchioni a misura d’uomo realizzati da Gabriele Lamberti, Pirro Cuniberti, Emilio Tadini, Tullio Pericoli ed Emanuele Luzzati, fino ad oggi custoditi nei magazzini comunali e per la prima volta restituiti alla visione del pubblico.
Si prosegue con i modelli in scala ridotta dei vecchioni degli Anni Duemila: il Mago Nero di Cuoghi Corsello (2005), da cui fuoriescono minacciosi serpenti simbolo di pensieri funesti, la “Vecchia” dell’illustratrice e fumettista Francesca Ghermandi (2007), l’opera dello street artist Ericailcane (2008), figura antropomorfa con la testa dei suoi celebri animali fantastici, la Rana di Marco Dugo (2010), il Palombaro di Paper Resistance che si spinge negli abissi della crisi economica e morale (2011), la Scimmia Meccanica di PetriPaselli (2012), che gli artisti hanno realizzato ex-novo proprio in occasione dell’esposizione. E ancora il gigantesco annaffiatoio bucato del duo TO/LET, riflessione sulle problematiche ambientali (2013), il mostro a quattrocchi di Andreco (2015), la Donkeys Tower (Torre degli Asini) di Cristian Chironi, fantasiosa reinterpretazione di uno dei simboli cittadini per eccellenza (2015), l’Ussaro di Andrea Bruno, appello ad abbandonare la paura dell’invasione e dello straniero superando rigurgiti nazionalisti e xenofobi (2016). Completano la mostra il Vecchione partecipato di Cantieri Meticci, realizzato assieme a un migliaio di cittadini vecchi e nuovi nel 2019, ultimo rogo acceso in Piazza Maggiore, e la proiezione del Vecchione digitale di Chiara Rapaccini, in arte RAP, che nel 2020 ha realizzato un poetico corto animato sulle note di Futura di Lucio Dalla, che ha ‘bruciato virtualmente’ sui canali digitali del Comune alla mezzanotte del 31 dicembre 2020.
Infine, il modellino del vecchione “Vecchio come una torre”, progetto del collettivo artistico Parasite 2.0, vincitore del bando di quest’anno, che, a causa delle misure di contrasto alla pandemia, non brucerà in piazza ma porta con sé proprio l’augurio e la speranza di poter tornare alla vita.
La mostra “Vecchi Vecchioni”, ad accesso gratuito, è aperta tutti i giorni – festivi compresi – dalle 9.30 alle 18.30. Tutte le info su: culturabologna.it