“I fatti dolorosissimi recentemente accaduti ci interpellano come uomini e donne, come cittadini e come membri della collettività. Dobbiamo chiederci se le nostre comunità, i servizi sociali, le strutture di supporto, i centri di ascolto, che pure ci sono e fanno un importantissimo lavoro, sono sufficienti per intercettare una sofferenza, che sta esplodendo, e per sostenere adeguatamente le famiglie. Dobbiamo chiederci se questi fortissimi segnali di disagio, solitudine, angoscia forse chiedono risposte e soluzioni ulteriori. Dobbiamo sentirci interpellati come istituzioni e come persone, perché non possiamo più girarci dall’altra parte, quando la violenza ci tocca così da vicino: nella nostra provincia, oltre alla tragedia di ieri, altri due femminicidi hanno sconvolto altrettante famiglie.
Come nel mondo dei giovani, anche dentro le famiglie, per motivi legati alle difficoltà economiche, alla scarsa tenuta dei legami familiari, all’isolamento sociale, ci sono tanti segnali da cogliere. La pandemia è stato il detonatore di queste difficoltà. Per questo riteniamo che sia necessario trovare soluzioni nuove a problemi che si sono aggravati, perché bisogna stringere la rete di comunità e trovare altri strumenti di tenuta sociale, altre risorse e altre risposte per salvare le vite. Non possiamo limitarci alle celebrazioni contro i femminicidi del 25 novembre; pensiamo che ci sia bisogno di dare più servizi, oltre a quelli presenti a livello distrettuale, e mettere a disposizione forze, e competenze per non fare sentire più solo nessuno. Chiediamo che tutte le forze politiche si possano confrontare con spirito di vera collaborazione per questo obiettivo comune”.