È una tradizione a cui Soliera rimane fedele, quella di celebrare i Fatti d’Armi di Limidi del 1944 come uno dei rari esiti positivi e non cruenti della Resistenza che vide la liberazione di decine di civili destinati alla fucilazione.
L’appuntamento è per domenica 21 novembre, alle 9.30, alla chiesa di San Pietro in Vincoli di Limidi per una celebrazione religiosa a cui farà seguito la deposizione di una corona di alloro alla lapide, posta sul fianco della chiesa, dove a prendere la parola sarà il sindaco di Soliera Roberto Solomita. Alle 11, nel salone parrocchiale, prenderà avvio l’iniziativa proposta dall’Istituto Storico di Modena: “Processare i collaborazionisti. La Corte d’Assise straordinaria di Modena 1945-1947” con Simeone Del Prete e Metella Montanari.
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Soliera insieme alla Fondazione Campori, all’ANPI Soliera e all’Istituto Storico di Modena. Nel rispetto della normativa vigente, saranno richiesti green pass e mascherina.
Cosa accadde esattamente in quel lontano 1944? Il 3 novembre i partigiani liberarono Soliera: bloccarono tutte le strade d’accesso al paese, organizzarono una manifestazione di donne in piazza, diedero fuoco a documenti del Comune e fucilarono sei fascisti, tra cui tre militi della GNR, la Guardia nazionale repubblicana. Una decina di giorni dopo, il comando GNR organizzò un rastrellamento che portò al fermo di 104 persone.
Contemporaneamente, i partigiani catturarono alcuni soldati tedeschi, dando così il via a una drammatica trattativa tra i comandi partigiani e quelli tedeschi di Carpi, che minacciarono pesanti rappresaglie nei confronti della popolazione di Limidi, qualora non venissero liberati gli ostaggi.
La mattina del 20 novembre 1944 sessanta cittadini furono schierati di fianco alla chiesa di San Pietro in Vincoli, a Limidi di Soliera, in attesa della fucilazione, mentre i nazifascisti cominciarono a incendiare le case del paese. Grazie anche alla mediazione del vescovo di Carpi Dalla Zuanna, la fucilazione venne sospesa e prevalse la volontà di effettuare lo scambio dei prigionieri. Si concluse così positivamente una vicenda unica in Italia, che vide nei fatti il riconoscimento dei partigiani come controparte del comando tedesco.