Sei milioni di euro investiti ogni anno e 8.322 ore di personale educativo assistenziale (Pea) e tutor assegnate nell’anno scolastico 2020/2021 per garantire il diritto allo studio a oltre un migliaio bambini e ragazzi certificati o segnalati nei vari ordini di scuola (esattamente 1.031). Sono le cifre dell’impegno del Comune di Modena per l’inclusione scolastica, ma i numeri non possono rendere conto di ragazzi e famiglie, di difficoltà e risultati raggiunti.
Per quanto sia fondamentale garantire un importante monte orario di sostegno (la quasi totalità degli studenti certificati è raggiunto da personale educativo assistenziale del Comune individualmente o con progetti di gruppo) e garantire il più possibile la continuità del personale, i numeri non fotografano il processo di inclusione degli alunni con disabilità: un terreno su cui Modena intende fare un ulteriore passo avanti, anche attraverso progetti innovativi.
Nel territorio comunale solo alle scuole primarie gli alunni certificati quest’anno sono diminuiti (da 374 a 336) in linea con il trend demografico; sono invece aumentati alla scuola d’infanzia e soprattutto sono cresciuti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado che segnano un più 8,5 per cento delle segnalazioni, un dato che risente forse degli effetti della chiusura prolungata delle scuole su studenti con Bes (Bisogni educativi speciali) o disagio socio-culturale ed economico.
“Se è vero che occorrono professionalità formate rispetto a bisogni specifici legati alla disabilità – afferma l’assessora all’Istruzione Grazia Baracchi – è altrettanto vero che il progetto sugli alunni con disabilità deve essere condiviso e portato avanti sia dal personale educativo assistenziale che dalle insegnanti curriculari, quindi, una formazione di base è necessaria per tutti, docenti, educatori e coordinatori. La presenza di bambini con disabilità implica infatti la necessità di maggiori risorse e competenze, ma non necessariamente un’assegnazione individuale”. L’aumento dei casi segnalati ha generato, per esempio, situazioni con presenza nella stessa classe di due, a volte tre, educatori, oltre ai docenti curriculari, determinando quindi, un’alta concentrazione di adulti in un contesto rigido che rischia di essere più esclusivo che inclusivo.
“Vogliamo uscire dalla logica del rapporto 1 a 1 nel processo di inclusione degli alunni e delle alunne con disabilità: il personale educativo assistenziale offre uno sguardo competente rispetto alla specificità dei bisogni dei bambini, ma è al tempo stesso un’importante risorsa professionale per tutto il gruppo di lavoro – continua l’assessora – non solo quindi un sostegno al bambino, ma una risorsa di cui tener conto nel contesto generale, anche nella progettazione delle presenze. Il nostro obiettivo deve essere quello di rendere tutto il contesto scolastico inclusivo garantendo percorsi educativi flessibili e personalizzati per tutti gli alunni e quindi realmente inclusivi, perché rispondenti a differenti bisogni”.
PROGETTO DI RICERCA AL POLO VILLAGGIO GIARDINO
Va nella direzione di arrivare anche a ripensare tempi e spazi educativi per garantire percorsi in grado di rispondere ai diversi bisogni dei bambini, quindi veramente inclusivi, il progetto di ricerca attivato con l’avvio di quest’anno scolastico presso il Polo scolastico Villaggio Giardino di Modena.
Il progetto proposto dal Coordinamento pedagogico del Comune di Modena prevede incontri a cadenza mensile con la supervisione del docente di Pedagogia e Didattica dell’inclusione Dario Ianes, cofondatore del Centro Studi Erickson di Trento. Al centro degli incontri ci sarà l’osservazione dei comportamenti problematici di bambini con o senza disabilità e l’individuazione degli elementi che disincentivano o favoriscono tali comportamenti. L’obiettivo è arrivare a individuare strumenti e opportunità in grado di ripensare i contesti educativi come luoghi in cui le risorse a supporto dei processi di inclusione scolastica diventano occasione per sviluppare interventi capaci di prevenire o modificare i comportamenti problematici, allontanando i possibili rischi di processi di esclusione e favorendo il benessere di tutti i bambini.
La ricerca coinvolge educatrici, insegnanti, personale educativo assistenziale e coordinatori e intende diventare il punto di partenza di una trasformazione concreta dei contesti educativi in senso sempre più inclusivo.
La presenza nello stesso Polo scolastico Villaggio Giardino di nido e scuola d’infanzia consente anche una prospettiva di continuità, perché la crescita è un processo continuo che richiede agli adulti che lavorano con i bambini uno sguardo sul prima e sul dopo.
“Guardando al futuro – afferma l’assessora Grazia Baracchi – ripensare gli spazi e i tempi potrebbe significare lavorare per sezioni aperte, con centri di interesse diffusi in cui i bambini sostano secondo le proprie potenzialità e passioni, senza omologarsi a un tempo standardizzato per tutti, avendo invece l’occasione di costruire percorsi personalizzati. Per un bambino con disabilità questo significherebbe evitare di adattarsi costantemente a spazi e tempi inadeguati ai propri bisogni, con la possibilità invece di un contesto che offre stimoli adeguati ed evitando situazioni che rischiano, al contrario, di farlo sentire escluso”.