Nell’ambito di una vasta operazione convenzionalmente denominata “SPEED”, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa del G.I.P. del locale Tribunale – Dott.ssa Francesca Zavaglia, consistente nell’arresto in carcere di 3 persone, di cui 2 coniugi domiciliati in provincia di Salerno, e nel sequestro preventivo di 11 società e beni per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro.
L’attività, condotta dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bologna e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, nelle persone del Procuratore Aggiunto – Dott. Francesco Caleca e del Sostituto Procuratore – Dott.ssa Manuela Cavallo, ha preso le mosse dall’analisi di numerose e raffinate operazioni finanziarie e societarie, tra cui il fittizio trasferimento della sede legale dalla provincia di Salerno a quella Bologna di un’importante cooperativa operante nel settore del trasporto merci – gravata da debiti erariali per oltre 25 milioni di euro – avvenuto poco prima del fallimento.
Gli accertamenti, che hanno richiesto anche l’esecuzione di complesse indagini tecniche (tra cui l’installazione da remoto di trojan nel dispositivo mobile di uno degli indagati) e l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette, hanno portato alla luce i collegamenti della società poi fallita con altre imprese, anch’esse amministrate di fatto dai soggetti arrestati, che hanno indebitamente beneficiato di ingenti crediti di imposta creati ad hoc attraverso fatturazioni infra-gruppo prive di reali giustificazioni economiche.
Come evidenziato nell’ordinanza del G.I.P., il modus operandi prevedeva il cambio di denominazione dell’ente, lo spostamento della sede sociale, la cessione delle quote societarie e l’affidamento delle cariche relative all’amministrazione e alla liquidazione a soggetti compiacenti, a dimostrazione dell’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere esperta nel portare a compimento operazioni fraudolente ai danni dell’Erario.
Durante i riscontri investigativi sono stati inoltre ricostruiti i collegamenti degli indagati con un gruppo imprenditoriale salernitano – operante nei settori dei trasporti, della logistica e dello smaltimento di rifiuti – riconducibile a una famiglia a sua volta indiziata di legami stretti con la criminalità organizzata campana e calabrese.
In particolare, uno degli arrestati è stato destinatario, nel 2007, di un provvedimento restrittivo della libertà personale eseguito nel corso di un’operazione che ha portato alla cattura di un latitante facente parte del sodalizio camorristico “Nuova Famiglia” operante nella provincia di Salerno.
Oltre ai 3 soggetti attinti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono indagate ulteriori 13 persone resesi responsabili del reato di associazione per delinquere (art. 416 c.p.) finalizzato al trasferimento fraudolento di valori (art. 512 bis c.p.), all’autoriciclaggio (art. 648 ter 1 c.p.), alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 del D. Lgs. n. 74/2000), alla bancarotta fraudolenta e alla bancarotta semplice (artt. 216 e 217 della Legge Fallimentare).
Quanto accertato all’esito delle indagini, durate quasi due anni, ha condotto, oltre all’arresto dei principali artefici dei fatti illeciti, all’esecuzione di provvedimenti di natura reale consistiti nel sequestro “impeditivo” delle quote di 11 società, il cui compendio aziendale ha un valore stimato in 25,5 milioni di euro circa, in quanto ricomprendente ben 90 immobili (ubicati nelle province di Salerno, Napoli, Bari, L’Aquila e Reggio Emilia) e 634 veicoli e natanti di valore (tra cui una Ferrari F430 e una Porsche Macan, nonché uno Yacht di 16 metri).
Il G.I.P. del Tribunale di Bologna ha inoltre disposto il sequestro finalizzato alla confisca diretta del profitto del reato di risorse finanziarie rinvenute sui conti delle società coinvolte e degli amministratori di fatto delle stesse per 19 milioni di euro, di una villa con piscina del valore di 500 mila euro e di un impianto di recupero rifiuti ubicato a Nocera Inferiore (SA), la cui titolarità è stata fittiziamente attribuita dai coniugi arrestati a un prestanome “incensurato” e, quindi, in possesso dei requisiti “formali” per poter ottenere le autorizzazioni necessarie a operare nel particolare settore.
L’esecuzione dei provvedimenti ha richiesto l’impiego di 80 militari della Guardia di Finanza che hanno operato tra la Campania, l’Emilia Romagna, la Lombardia e la Puglia.
L’attività testimonia ancora una volta la particolare attenzione che la Guardia di Finanza ripone, da sempre, nella tutela dell’economia legale e nel contrasto dei molteplici fenomeni illeciti connessi ai reati fallimentari e al riciclaggio dei relativi proventi.