Mons. Eleuterio Agostini, emblematica e carismatica figura del presbiterio reggiano-guastallese, si è spento questa mattina all’alba presso la Casa della Carità cittadina “Beata Vergine della Ghiara”, all’età di 97 anni.
Era uno dei due decani del clero diocesano; aveva raggiunto nel giugno scorso il ragguardevole traguardo dei 74 anni di sacerdozio.
Nato a Castelnovo ne’ Monti il 12 ottobre 1923, dove ha frequentato le elementari, ha poi studiato a Marola e qui è maturata la decisione di diventare prete. E’ stato ordinato sacerdote dal vescovo Beniamino Socche il 29 giugno 1947.
Notevole per la sua formazione è stata la collaborazione con mons. Mario Prandi e l’incontro con le Case della Carità. Dopo l’ordinazione ha ricoperto importanti incarichi anche a livello diocesano Insegnante nel seminario, vicario cooperatore ad Albinea, direttore dell’Istituto Artigianelli, assistente diocesano delle ACLI, segretario del consiglio presbiterale diocesano, membro del Sinodo diocesano, componente del comitato per la visita di Giovanni Paolo II alla chiesa reggiano-guastallese.
Come vicario urbano è stato attivamente impegnato per le celebrazioni del IV centenario del Primo Miracolo della B.V. della Ghiara e per la realizzazione della Casa della Carità a San Giuseppe al Migliolungo, dove si è spento oggi.
Notevole è stato il suo servizio nell’Azione Cattolica come pro-delegato diocesano e soprattutto come assistente diocesano della GIAC dal 1955 al 1971. Così lo ricorda Raul Siligardi, che in quegli anni era il presidente diocesano dei giovani: “Don Eleuterio per noi dirigenti GIAC degli anni ’60 era ed è don Ago. E’ stato tra gli assistenti uno dei più dinamici ed instancabili per essere in movimento da una parrocchia all’altra, dall’Appennino al Po. Di don Ago voglio ricordare i suoi interventi, i suoi incontri in consiglio diocesano sempre impostati a curare la formazione dei suoi dirigenti e il suo spirito di ‘andare fuori’.
Tanti sono i ricordi di quegli anni passati quando con la vecchia FIAT 1100 E macinavamo chilometri sulle strade della pianura padana con nebbie talmente fitte che ci costringevano a viaggiare con le portiere aperte per individuare i canali. Così ‘don Ago’ ci scaricava , lungo il percorso, parrocchia dopo parrocchia per incontrare i parroci e i nostri giovani per mantenere vivo il nostro amore per l’Azione Cattolica e la nostra fede”.
Don Eleuterio dal 1972 al ‘75 è stato prete operaio.
Dal 1975 al 2009 don Agostini è stato parroco di Sant’Alberto di Gerusalemme e al suo impegno si deve la celebrazione nel 2014 del VIII centenario della morte del santo patriarca – a cui è intitolata la moderna chiesa nella periferia cittadina – operatore di pace, nativo del reggiano.
Intensa spiritualità, grande cultura, forte senso dell’accoglienza e dell’amicizia, attenta lettura dei “segni dei tempi” hanno contraddistinto il lungo e operoso ministero sacerdotale di don Agostini, che ha profondamente inciso nella vita della nostra chiesa.
Cordoglio e ricordo del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi
“All’alba dei suoi 98 anni, il suo carisma era ancora intatto e lui lo spendeva senza riserve, come in tutte le numerose decadi precedenti, per la sua missione. E’ indimenticabile la figura solida e sobria di don Eleuterio Agostini, i suoi occhi limpidi, la voce profonda e affabile, pronta ad essere rivolta a chiunque lo avvicinasse. Era facile, negli ultimi anni, trovarlo dopo le 9 di sera della domenica, alla tavola dei Poveri della Casa della Carità della Beata Vergine della Ghiara, in via Rosselli, per una cena frugale di ritorno da una messa celebrata in qualche chiesa della Diocesi. Era la Casa della Carità che don Eleuterio – amico fraterno e collaboratore di don Mario Prandi, per lui un modello – aveva voluto per tutte le parrocchie di Reggio Emilia, per tutti i cristiani, i non credenti o i discepoli di altre confessioni, perché quel Pane dei Poveri doveva essere spezzato il più possibile con tutti, per andare incontro a tutti, per essere conosciuto da tutti. Quella è la Casa che lo ha ospitato negli ultimi tempi della sua vita e in cui ci ha lasciati.
Possiamo dire che fino all’ultimo, don Eleuterio non si è sottratto al suo ministero, ai Poveri di ogni genere. E’ stato un evangelizzatore e un portatore di pace, senza sosta e senza clamore, nel rispetto di ogni coscienza personale.
Autentico ‘risultato’ del Concilio Vaticano II, diceva con semplicità – e traduceva con il suo comportamento e nella Liturgia – che la Chiesa senza i Poveri non può essere Chiesa. La sua spiritualità, affiancata da una cultura matura e profonda, la sua capacità di leggere ‘i segni dei tempi’ e di interessarsi del mondo, con un utilizzo intelligente anche delle comunicazioni sociali, diventavano talenti da dividere insieme. Bastava ascoltarlo, ad esempio nelle sue omelie per la messa di suffragio del 25 Aprile in Ghiara, per accorgersene subito.
Nell’esprimere cordoglio per la scomparsa di questo figlio della Chiesa reggiana-guastallese ed espressione autentica anche del modo di essere della sua terra, che amava moltissimo, desidero ricordare di don Eleuterio l’incarico di parroco di Sant’Alberto, da lui ricoperto per più di 30 anni, vissuto in maniera ascetica: viveva di niente e condivideva tutto quello che arrivava con chi non aveva niente. La sua canonica era di fatto una Casa della Carità: ospitava chi usciva dal vicino ospedale psichiatrico San Lazzaro e non aveva nessuno; fu tra i primi ad accogliere migranti, senza tetto e senza parole di conforto. Così diventava padre, col tempo nonno, e fratello di tutti.
Lo ricordiamo poi nei primi anni Settanta, come prete operaio, immerso in un’esperienza di incontro e testimonianza originale, coraggiosa e libera; come assistente diocesano delle Acli e direttore dell’Istituto Artigianelli: il lavoro era per lui un valore di dignità umana, di crescita e riscatto civile, era un terreno di incontro, confronto e testimonianza.
Don Eleuterio, il povero, ci lascia un patrimonio spirituale e civile inestimabile. Alla sua città ora il compito di moltiplicarlo”.