L’identità di Modena nel 2040 sarà caratterizzata da socialità e innovazione e sarà una grande Modena per relazioni e opportunità, guardando all’Europa e al mondo globalizzato e interconnesso sia dal punto di vista culturale che socioeconomico. Ma non sarà una Modena grande; per i modenesi, infatti, le dimensioni ideali sono quelle della media città che, però, non rinuncia a un ruolo da protagonista: “La partita del futuro la giochiamo per vincere, non per partecipare”.
Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha commentato così l’indagine della Fondazione del Monte su “Modena 204. Cambiare per ripartire” partecipando alla tavola rotonda che si è svolta martedì 13 luglio con curatori ed esperti e con la partecipazione del ministro della Pubblica istruzione Patrizio Bianchi.
Per il sindaco la ricerca rappresenta uno strumento utile, una sorta di fotografia in movimento della città in un periodo durissimo e senza precedenti, che ha fornito dati e spunti con i quali è stata sviluppata “la traiettoria di lavoro che stiamo seguendo: emergenza, ripartenza e nuova normalità”.
I modenesi (moderati, innovatori e conservatori, in base all’indagine) sanno di non essere radicali o estremisti, è l’analisi di Muzzarelli, e allo stesso tempo non hanno paura del futuro, ma vogliono vederci chiaro, pensarci un momento in più magari prima di fare un passo avanti, perché poi non sono disposti a tornare indietro. “È successo anche con la pandemia quando abbiamo detto aperture graduali, programmate e irreversibili per le nostre città e le nostre comunità urbane: i cittadini hanno capito e, calendario alla mano, si sono organizzati e hanno fatto ripartire tutte le filiere, oltre che le relazioni sociali”.
Le tre parole individuate come ingredienti necessari per il futuro sono comunità, cambiamento e regole e si tratta di “tre parole forti, collettive – ha detto il sindaco – che danno l’idea di come Modena voglia andare avanti tutta unita”.
La città si muove su di una prospettiva europea, in sintonia con i temi al centro del Next Generation Ue: cultura, lavoro, istruzione formazione continua, ambiente, ma anche valorizzazione del capitale umano e sociale, attenzione alle diseguaglianze, diritto alla facilità, importanza delle regole (la “buona burocrazia”), tecnologia e relazioni sociali. Con un’attenzione alla cosiddetta dimensione del piano terra dove ripensare e aumentare le relazioni tra le persone.
Per il sindaco, si tratta di un elemento in linea con le riflessioni sulla capacità di intrecciare funzioni, tempo e distanze che si stanno sviluppando durante la definizione del Pug, il Piano urbanistico generale che, con una svolta, passerà dai rioni e non dall’indistinta periferia e punterà alla rigenerazione urbana, alla ricucitura tra aree, alla ridefinizione dei quartieri storici.
“Nel Pug – ha spiegato Muzzarelli – ibrido e piano terra devono trovare coerenza con prossimità e diffusione”. Rinnovando l’intuizione del secolo scorso rispetto ad alcuni luoghi tipicamente modenesi (polisportive, circoli, chioschi negli spazi verdi) capaci di creare un mix di funzioni e socialità, che ora, nella prospettiva del cambiamento in corso, riguarderanno anche la flessibilità della casa del futuro, i temi della città turistica e di quella universitaria, l’ambiente, la sanità e i servizi.