Un forte impegno al fine di garantire il trattamento economico dei lavoratori della sanità, per riconoscere la loro professionalità durante la pandemia, oltre i vincoli attualmente imposti dalle leggi nazionali. Poi la valorizzazione dei servizi forniti per la campagna vaccinale, l’utilizzo di prestazioni aggiuntive per recuperare quelle non erogate a causa del Covid e ridurre così le liste attesa; e ancora l’istituzione di una direzione assistenziale in ogni azienda sanitaria e la definizione di percorsi di formazione complementare regionale, per dare il giusto riconoscimento alle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche e tecniche della riabilitazione e della prevenzione.
Sono questi i principali ambiti di intervento dell’accordo, con una dotazione economica che può arrivare a 50 milioni di euro, che la Regione ha voluto stringere con le principali sigle sindacali confederali e della sanità pubblica per riconoscere, qualificare e valorizzare il lavoro dei professionisti della sanità emiliano-romagnola.
Una intesa le cui basi poggiano sul nuovo Patto per il lavoro e per il clima, sottoscritto a dicembre 2020, che pone in rilievo la consapevolezza, ancora più rafforzata da un anno e oltre di pandemia, del “valore inestimabile e indiscutibile di una buona sanità, pubblica e per tutti, radicata nel territorio”, si ribadisce nel documento sottoscritto con i sindacati, perché tutti i professionisti della sanità “hanno dimostrato di essere un presidio fondamentale di prossimità territoriale da riconoscere, qualificare e valorizzare”.
A presentare l’accordo, questa mattina in una video conferenza stampa, l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini insieme ai rappresentanti delle segreterie regionali confederali di Cgil, Cisl e Uil.
“Vogliamo valorizzare e qualificare il sistema sanitario regionale anche oltre la gestione emergenziale della pandemia- afferma Donini-, perché le donne e gli uomini che lavorano negli ospedali e negli altri luoghi di cura dell’Emilia-Romagna in questi mesi hanno dimostrato ancora una volta e ancora di più la qualità della nostra sanità, pubblica e universalistica. Il loro impegno è andato oltre i semplici doveri di lavoratori, in un’ottica di vero e proprio senso di responsabilità e servizio nei confronti di tutta la comunità- prosegue l’assessore-. Il nostro è un investimento per il futuro: non può esistere una ripartenza senza alle spalle la solidità di una sanità pubblica sempre più efficiente e capace di rispondere, in termini di strutture, tecnologie e personale, alle nuove esigenze”.
“Con questo accordo interveniamo per far sì che il personale sanitario abbia ciò che gli spetta, superando i vincoli attualmente imposti dalle leggi nazionali- conclude Donini- e poniamo le basi per una sanità ancora più all’avanguardia e inclusiva, valorizzando ogni professionalità nei suoi diversi aspetti e competenze”.
Questo accordo, l’ultimo in ordine cronologico, si inserisce in un percorso di rafforzamento della sanità pubblica in Emilia-Romagna che dal 2018 ha visto la stabilizzazione di 7.200 professionisti, di cui 1.700 medici e 2.500 infermieri. A oggi, inoltre, gli assunti per la pandemia ancora in servizio sono 8.192, di cui 1.366 medici e 4.053 infermieri.
Tra gli altri interventi messi in campo dalla Regione a sostegno del sistema sanitario e del suo personale, si sono susseguite nel corso degli ultimi due anni le politiche occupazionali che hanno garantito elevati livelli di copertura del turn over, gli accordi per la partecipazione dei professionisti sanitari all’attività didattica universitaria, il protocollo regionale sulle progressioni tra le categorie di inquadramento e le linee guida per la promozione di modalità organizzative del lavoro più flessibili. /JF
(foto della videoconferenza: da sinistra a destra, seduti al tavolo, Paolo Palmarini, segretario generale Uil-Fpl Emilia-Romagna, l’assessore Donini, Mauro Puglia, segretario generale Fp-Cgil Emilia-Romagna e Lavinia Carmela, segreteria regionale Cisl-Fp Emilia-Romagna)