Nel 2035 la popolazione di età 0-14 in Emilia-Romagna scenderà dall’attuale 13 all’11%, per rimanere su questo livello anche nel 2050. Gli over 65, che oggi sono meno di un quarto della popolazione complessiva, diventeranno oltre un terzo nel 2050. Sempre nel 2050, una persona di 65 anni su quattro vivrà sola e così anche quasi i due terzi degli anziani che avranno superato gli 85 anni. Inoltre, più di un milione di persone con più di 65 anni soffrirà di almeno una malattia cronica: un quarto di esse avrà più di 85 anni.
Le previsioni arrivano da una ricerca sulla situazione demografica dell’Emilia-Romagna e le proiezioni al 2050, realizzata dall’associazione Neodemos di Firenze per conto del sindacato pensionati Fnp Cisl.
«Lo scenario che abbiamo davanti ci obbliga a riprogrammare il futuro ed adeguare le politiche pubbliche nazionali e locali – afferma il segretario generale della Fnp Cisl Emilia Centrale Adelmo Lasagni – Il processo di invecchiamento della popolazione è un fenomeno destinato ad accentuarsi nei prossimi decenni, con una riduzione della popolazione in età lavorativa rispetto a quella più anziana, che invece aumenterà per effetto dell’aumento della speranza di vita e il rallentamento delle nascite».
Per Lasagni la salute non è solo il risultato di fattori biologici, ma dipende anche da fattori psicologici e sociali. Per questo il sindacato pensionati è impegnato nella tutela della non autosufficienza, nella prevenzione e mantenimento dell’autosufficienza e della qualità della vita dei nostri anziani, oggi e nel futuro prossimo.
«L’emergenza pandemica ha accelerato le dinamiche legate alla fragilità dell’invecchiamento – aggiunge il segretario dei pensionati modenesi e reggiani della Cisl – Dobbiamo cominciare con la messa a punto delle cure territoriali, rafforzando tutti i servizi per migliorare la risposta ai bisogni delle persone. Serve, pertanto, un servizio sociale territoriale potenziato per facilitare l’accesso ai servizi e una presa in carico sempre più personalizzata, una rete completa delle Case della Salute con valorizzazione dei medici di medicina generale, medicina d’iniziativa e rete dei servizi sanitari di cure intermedie rafforzati, la presenza dell’infermiere di comunità 24 ore su 24.
La domiciliarità – continua Lasagni – deve essere il perno dell’intera filiera dei servizi socio-sanitari, supportati da interventi complementari per mantenere l’autonomia dell’anziano: caregiver, assistenti familiari regolarizzate e formate, trasporti pubblici locali efficienti, contesti sociali e ambientali sicuri e vivibili per le persone anziane, assenza di barriere architettoniche e domotica nelle case degli anziani. Senza dimenticare la qualificazione certificata dei servizi residenziali per gli anziani più fragili».
Dunque il sindacato vuole contrattare capillarmente sul territorio politiche sociali e sanitarie in risposta ai bisogni della popolazione anziana, in futuro sempre più numerosa.
Secondo la Cisl, poiché gli anziani saranno sempre più numerosi e tali per lungo tempo, occorrono politiche di invecchiamento attivo, ossia un insieme di tutele che accompagnino l’anziano a vivere al meglio questa fase della vita. Invecchiamento attivo significa anche formazione permanente in quanto la crescita del bagaglio formativo e culturale incentiva l’adozione di stili di vita più salutari, maggiore partecipazione alla vita sociale e allargamento delle reti di relazioni.
L’analisi Neodomos prospetta anche cambiamenti che interessano il mercato del lavoro. Infatti la crescente scolarizzazione, con il conseguente innalzamento dell’età media in cui si terminano gli studi, e il ritardo nei processi di transizione allo stato adulto, compreso quindi l’ingresso nel mercato del lavoro, provocano un’ulteriore erosione delle forze di lavoro giovane.
«I flussi migratori e le nascite da donne straniere stanno attutendo il continuo calo della natalità e le esigenze di forza lavoro – osserva Lasagni – Sono trasformazioni che interessano l’intera vita lavorativa e devono essere gestite e programmate per tempo, tenendo presente che la coesione sociale è il faro che deve guidare la progettazione delle politiche future, sindacali e non», conclude il segretario generale della Fnp Cisl Emilia Centrale.