Al forte rincaro delle materie prime, in particolare di metalli e acciai, si sta sommando un’altra grossa problematica, la scarsità sul mercato. Lapam Confartigianato lancia un nuovo, forte allarme. «È necessario un intervento delle istituzioni, Governo e Unione Europea, per garantire l’operatività delle imprese in una situazione di tendenziale ripresa dell’economia» spiega Davide Gruppi, riconfermato alla presidenza della categoria Meccanica Lapam che raggruppa circa un migliaio di imprese manifatturiere sulle due province di Modena e Reggio Emilia. «Insieme ai nostri clienti abbiamo assorbito, seppur con qualche difficoltà, gli aumenti di costo di acciaio e metalli, oggi però siamo al paradosso. Pur avendo ordinativi, rischiamo di non riuscire ad onorare le consegne a causa di una sempre più diffusa scarsità di materia prima».
Lapam denuncia una situazione nota alle tante imprese locali del comparto che, in molti casi, hanno visto dilatare i tempi di consegne di acciaio e alluminio, solo per fare due esempi, anche di 8 mesi da parte dei loro fornitori abituali, soprattutto i grandi gruppi siderurgici del nord Italia. «Abbiamo ormai compreso le cause di questa situazione – continua Gruppi – generata da un’accelerazione molto forte dei consumi di Cina e Stati Uniti, le due economie mondiali ripartite meglio dopo il disastro Covid-19. Gli eccezionali stimoli fiscali promossi dai due Paesi hanno infatti permesso loro una ripartenza di consumi e produzione in tempi record. D’altra parte hanno trovato del tutto impreparate le filiere produttive e di trasformazione delle materie prime, in molti casi ancora alle prese con lockdown o altre misure di contenimento della pandemia». Risultato? La domanda eccede ora l’offerta e a farne le spese sono soprattutto i Paesi europei.
Il presidente Lapam Meccanica prosegue: «Dobbiamo sollecitare un’azione più incisiva da parte del Governo italiano e dell’Unione Europea, in particolare è necessario allentare i dazi sull’import di acciaio cinese, almeno sino a quando non verrà ripristinata la piena operatività degli impianti italiani ed europei, ILVA di Taranto in primis. È poi importante accendere i riflettori sul ciclo dei rifiuti ferrosi. Il rottame, in un’economia in transizione energetica, diventerà sempre più prezioso e non possiamo permetterci di sprecarne esportandolo all’estero in favore di altre acciaierie. Come fatto nel caso della golden power esercitata per la prima volta dal governo su LPE, l’azienda lombarda produttrice di semiconduttori finita nel mirino di acquirenti esteri, anche in questo caso dobbiamo avere una politica industriale capace di tutelare le imprese italiane» chiosa Gruppi. «Il rischio più concreto generato da uno stop forzato alla produzione è una crisi occupazionale e in questa fase non possiamo permetterla».