In Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro nell’ultimo secolo, ma la perdita di biodiversità riguarda l’intero sistema agricolo e di allevamento con il rischio di estinzione favorito anche dalla pandemia che ha tagliato gli sbocchi di mercato per la chiusura del canale della ristorazione e l’assenza di turisti. E’ quanto afferma la Coldiretti, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, che si celebra il 22 maggio, con iniziative negli agriturismi e nei mercati contadini di Campagna Amica lungo tutta la Penisola a partire da quello di via San Teodoro a Roma.
Nel secolo scorso si contavano nel nostro Paese 8.000 varietà di frutta, secondo l’analisi di Coldiretti, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Ma l’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono a rischio anche gli antichi semi della tradizione italiana sapientemente custoditi per anni da generazioni di agricoltori.
Proprio per salvare il patrimonio agroalimentare Made in Italy un’azione di recupero decisiva – sottolinea la Coldiretti – si deve in Italia ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attivi in tutte le Regioni, che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di commercio.
Un impegno capillare la cui punta dell’iceberg è rappresentata dall’arrivo sui banchi dei Sigilli di Campagna Amica, i 418 cibi antichi salvati dagli agricoltori italiani, grazie alla più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia. I “Sigilli” 2021, censiti dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica – spiega la Coldiretti -, sono prodotti rari che posseggono caratteristiche assolutamente preziose che il mondo contadino ha sapientemente custodito contro l’omologazione e la banalizzazione. In testa alla classifica dei prodotti salvati dall’estinzione ci sono ortaggi, legumi e cereali (il 44% del totale), seguiti da salumi e formaggi ottenuti da 55 razze tutelate (30%), frutta (16%), olio extravergine d’oliva e vino (7%) e miele (3%).
Si va dal Caciocavallo podolico prodotto dal latte dell’omonima razza rustica di vacche allevate in Basilicata, al Pistacchio di Bronte Siciliano; dal Casu Exedu formaggio della tradizione agropastorale sarda al mais corvino, antica varietà di granturco che si coltiva in Lombardia dalle straordinarie proprietà, fino ad arrivare al prezioso Anice Verde che nelle Marche si usa per la preparazione di confetti, dolci e liquori e al Testarolo toscano, antico primo piatto originario della Lunigiana che viene considerato il tipo di pastasciutta più antico.
Tra i “Sigilli” della biodiversità – prosegue la Coldiretti – ci sono anche la patata blu di Margone del Trentino dal colore intenso dovuto all’elevata presenza di antociani, particolari sostanze molto utili per la nostra salute, che neutralizzando i radicali liberi sono in grado di rallentare i processi di invecchiamento, il Peperone cornetto di Pontecorvo laziale, celebre per la sua buccia sottile e la versatilità di cucina, il caratteristico Pisello centogiorni campano, ingrediente centrale in piatti della cucina napoletana come il baccalà o la ministra di piselli, la Fagiolina del Trasimeno umbra, varietà rara e particolare di legume conosciuto fin dal tempo degli Etruschi. E non manca il Mugnolo pugliese, rarissima varietà di cavolo, l’uva Tintilia del Molise, antica varietà da cui si ricava un apprezzatissimo vino, o il peperone rosso di Altino dell’Abruzzo, da consumare fresco o in polvere per condire la pasta, per preparare insaccati o come ingrediente di pasta e pane.
Insuperabili poi sono tutti i formaggi prodotti da razze di pecore capre e vacche – aggiunge la Coldiretti – che stavano letteralmente scomparendo dalla fattoria italiana come il Sot la trape prodotto immergendolo nelle vinacce di uve bianche o rosse del Friuli Venezia Giulia, il Conciato di San Vittore laziale, di origine sannitica e affinato con erbe aromatiche, l’Asiago Stravecchio di Malga che si produce sulle montagne del Veneto, il Reblec fresco, ricavato dalla panna affiorata spontaneamente, alla quale viene aggiunto latte crudo intero delle vacche di razza valdostana, il Bruss del Piemonte, prodotto con pezzi di formaggio riciclato e ricotte inacidite. E tra i dolci ci sono la la Pitta “mpigliata” calabrese, con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta), la Saba dell’Emilia Romagna, concentrato d’uva e la Rosa della Valle Scrivia in Liguria, da cui si ricavano confetture e sciroppi.
“La difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico, ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole nazionali e un motore trainante della vacanza Made in Italy”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “investire sulla distintività è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo”.