Spettacoli teatrali, letture, danza, reading itineranti, musica, performance, e installazioni. È ricco il programma della “Notte europea dei Musei” che va in scena, con appuntamenti disseminati in tanti luoghi della cultura cittadini, sabato 15 maggio, dalle 16 alle 22, per rispettare l’orario del coprifuoco e tutte le norme di sicurezza anti Covid-19.
Il Comune di Modena, il mondo della cultura e dello spettacolo, gli istituti culturali cittadini hanno accettato la sfida di essere pronti con proposte diverse per la Notte dei Musei 2021, cominciando a prepararsi con molto anticipo rispetto all’allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia. Come commenta, infatti, l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi “il mondo culturale modenese non si è mai fermato e se oggi possiamo presentare un programma così importante lo dobbiamo proprio a questa vitalità che, nonostante le grandi difficoltà, non è mai venuta meno”.
Il programma delle iniziative è stato presentato questa mattina, martedì 11 maggio, con una conferenza stampa a Palazzo dei Musei alla quale, insieme all’assessore Bortolamasi, sono intervenuti Daniele Francesconi, responsabile del progetto culturale Ago Modena Fabbriche Culturali, Paolo Cavicchioli, presidente della Fondazione di Modena, Cristiana Zanasi del Museo civico di Modena.
La Notte dei Musei, ha sottolineato l’assessore nel corso della presentazione, “offre un programma di qualità, che contamina generi e linguaggi diversi: un’offerta per tutte e tutti. Ma è anche una giornata di ripartenza per la città, all’insegna delle attività culturali, e un segnale di speranza e di fiducia per il futuro”.
Anche Daniele Francesconi ha messo in evidenza “il segnale importante per il riavvio della partecipazione culturale in presenza e in sicurezza. È significativo – ha aggiunto – che combini arti performative e patrimonio museale, cioè incontri dal vivo e memoria culturale, indispensabile per proiettarsi nel futuro. La Notte dei musei, con il suo carattere corale, cui non manca di dare il suo contributo anche Ago, restituisce l’immagine di una città impegnata a somministrare il farmaco della conoscenza”.
Paolo Cavicchioli ha sottolineato come la Notte dei Musei sia “un’opportunità per tornare ad ammirare dal vivo e di sera gli straordinari tesori custoditi dalle nostre istituzioni culturali. Ma è soprattutto l’occasione per riflettere sul significato di un evento che quest’anno, ancora più che in passato, ci ricorda due cose fondamentali: l’appartenenza dell’Italia alla casa comune europea e il valore strategico della cultura per il futuro del nostro Paese”.
La Notte dei Musei va in scena a Palazzo dei Musei, con le Gallerie Estensi, il Museo civico, l’Archivio storico comunale, i Lapidari e il consorzio Festivalfilosofia, ad Ago e nella chiesa di Sant’Agostino, alla Fondazione Modena Arti Visive. Ma anche alla biblioteca Delfini, al Collegio San Carlo e al Planetario, all’Istituto musicale Vecchi-Tonelli, al complesso del San Paolo, al MEF Museo Enzo Ferrari. E poi, ancora, all’Accademia di scienze, lettere e arti, al Baluardo, alla sala Truffaut e al Consorzio creativo. I luoghi non sono solo la cornice, ma dialogano creativamente con le proposte culturali delle compagnie teatrali, Cajka Teatro, Drama Teatro, Sted teatro e danza, Teatro dei Venti e Crono Eventi, dei danzatori e dei musicisti, ma anche di guide e di esperti divulgatori.
Il programma degli eventi, pubblicato nel dettaglio sul sito del Comune (www.comune.modena.it) con le istruzioni per le prenotazioni e l’accesso, si apre con l’inaugurazione della mostra “Primordi. La riscoperta del Paleolitico francese del Museo civico di Modena”.
Nei diversi appuntamenti, si dà voce alle quattro virtù cardinali (con il Polittico della felicità), ai testi della tradizione filosofica, al cielo stellato della Divina Commedia, a Giuda Iscariota. La danza dà corpo alla rigenerazione urbana al San Paolo e ai Medicamenti ad Ago, la musica dei giovani talenti modenesi animerà la chiesa del Voto, mentre il chiostro della biblioteca Delfini ospiterà la letteratura umoristica e le “bagatelle radiofoniche”.
“PRIMORDI” E IL PALEOLITICO
Le origini dell’uomo, quelle della Preistoria come disciplina scientifica, e le origini di musei, come quello di Modena, la cui fondazione ricevette un impulso fondamentale proprio dai dibattiti sulla più remota antichità. Evoca molteplici richiami alle origini “Primordi”, la mostra che inaugura a Palazzo dei Musei, sabato 15 maggio, in occasione della Notte europea dei Musei, e che si potrà visitare fino al 19 giugno 2022 per consentire, in particolare, la fruizione da parte delle scuole con iniziative e proposte didattiche.
“Primordi. La riscoperta della raccolta del Paleolitico francese del Museo Civico di Modena”, questo il titolo completo dell’esposizione, si inserisce nel solco della riscoperta e della valorizzazione delle raccolte di formazione ottocentesca conservate nei depositi del Museo. Dopo la “riscoperta” della raccolta egiziana, è ora la volta di una collezione di manufatti paleolitici in selce provenienti dalla valle della Somme, in Francia. Anche in questa occasione lo studio archeologico dei reperti, affidato al dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara, è stato affiancato dalle ricerche sulle modalità di formazione di una raccolta dal valore fortemente evocativo. Fu infatti il pioniere degli studi preistorici Boucher de Perthes a raccogliere per primo nella valle della Somme, a metà dell’800, numerosi manufatti del tutto simili a quelli della raccolta modenese e ad associarli a resti paleontologici. Questa ed altre scoperte diedero l’avvio agli studi di Preistoria in Europa ed ebbero grande rilievo nel dibattito fra creazionisti ed evoluzionisti che contribuì alla nascita della Preistoria come disciplina scientifica e alla fondazione di musei come quello di Modena, che proprio quest’anno celebra il 150° anniversario.
L’allestimento coniuga dimensione ottocentesca e contemporanea intrecciando ad una grande vetrina ispirata all’arredo originario di fine Ottocento, preservata e riproposta con criteri espositivi aggiornati, video, apparati multimediali, istallazioni ed un’opera dell’artista Alice Padovani.
Uno degli aspetti più curiosi e innovativi della mostra è il riferimento, evocato da un filmato introduttivo, agli stereotipi che da sempre accompagnano la percezione del periodo più antico dell’umanità. Fra questi il più noto è l’immagine lineare dell’evoluzione, da tempo soppiantata da una visione scientificamente aggiornata e nota con la definizione di “bush”, cespuglio, mutuata dall’ambiente naturale e corrispondente alla complessa evolutiva umana. Per offrire un contributo al contempo corretto, suggestivo e concreto alla conoscenza delle origini dell’uomo, ovvero dei Primordi, le curatrici della mostra Cristiana Zanasi del Museo civico e Marta Arzarello dell’Università di Ferrara, hanno affidato a uno sguardo esterno all’ambito disciplinare la realizzazione di un’opera d’arte che rappresenti questa nuova visione. L’opera è stata creata dall’artista modenese Alice Padovani, che, attraverso un dialogo virtuoso fra scienza e arte, ha dato forma al nostro più antico passato. Alla realizzazione dell’opera ha anche contribuito il Rotary club di Modena.
L’ultima parte della mostra è dedicata a quell’insieme di gesti tecnologici che per centinaia di migliaia di anni hanno accompagnato la produzione di un manufatto iconico della preistoria, noto tradizionalmente con il nome di amigdala, ma più correttamente definito “bifacciale”. Un video mostra l’intero processo produttivo a partire da un blocco di selce e una installazione dà conto della dispersione di schegge generata nel corso del processo stesso. Una postazione attrezzata consente al pubblico di sperimentare in sicurezza le proprietà taglienti della selce su diverse tipologie di materiali, peculiari del passato e di oggi, grazie a un kit per la prova di “schegge in azione” consegnata ai visitatori all’ingresso in sala.