È stata presentata questa mattina la donazione della scultura “Itaca” che lo scultore Paolo Domenichini ha voluto destinare al Centro Oncologico ed Ematologico di Reggio Emilia.
L’opera, le cui dimensioni superano il metro di altezza, è realizzata in legno di quercia e si ispira alla poesia di Konstantinos Kavafis che porta lo stesso titolo. La scultura, che poggia su un basamento cubico di colore bianco, rappresenta un guerriero che si protende in avanti, quasi a liberarsi dal tronco di legno nel quale inizia a delinearsi la sua sagoma.
A ringraziare personalmente il donatore sono intervenuti il direttore del Presidio Ospedaliero Giorgio Mazzi e il Direttore generale del Grade Roberto Abati.
“La poesia di Kavafis” ha spiegato Domenichini “prende spunto dall’odissea mitologica di Ulisse ed è un invito a compiere il viaggio, nella buona e nella cattiva sorte, verso la propria “Itaca”. Poco importa quanto piccola e insignificante sia quella “Itaca”, importa compiere il “viaggio” con l’animo aperto alla scoperta e alla speranza. Anche io mi sono ispirato all’immagine di Ulisse, un uomo che lascia alle spalle un passato incompiuto per lanciarsi fiducioso verso il suo futuro. Ho chiesto che l’opera trovasse posto all’interno del Core perché voglio illudermi che possa rappresentare una speranza e un conforto per chi, nel proprio viaggio, è costretto a una sosta così difficoltosa”.
“Ringrazio di cuore l’Arch. Domenichini per la donazione di questa preziosa scultura. Il materiale dal quale è ricavata, il titolo dell’opera, la figura di Ulisse e la poesia cui si ispira, sono riferimenti simbolici ai concetti di resilienza e fiducia in un domani migliore” ha commentato Giorgio Mazzi “La sistemazione al CORE, ambito nel quale la speranza è il sentimento che accomuna tutti, come pazienti o familiari, ancor più in un periodo doloroso nella vita della nostra comunità, è un invito a sollevare lo sguardo verso un orizzonte più sereno, con coraggio e tenacia”.
Paolo Domenichini
Architetto e scultore, nasce nel 1950. Il suo percorso artistico comincia prestissimo per un’innata necessità di elaborare la realtà attraverso il disegno, nella dimensione pittorica, ma già verso i 30 anni di età l’avverte come limitata dalla bidimensionalità e scarsa matericità. L’incontro con le opere di artisti importanti, quali Henry Moore, porta a privilegiare la scultura come forma espressiva perfetta. Nella sua carriera Domenichini ha lavorato su materiali quali la pietra, il marmo e il legno, nel tentativo di liberare la forma dalla materia che l’avvolge e trovando il punto di incontro fra arte e artigianato. Da tempo, il legno è la scelta privilegiata perché, pur con il limite delle dimensioni dei tronchi, è un materiale non inerte, risultato di una crescita viva e in costante divenire, a testimonianza di come il tempo cambia le cose e le persone.