Al 30 settembre scorso le imprese attive femminili erano 84.966, pari al 21,2 per cento del totale delle aziende regionali, con una lieve flessione (-192 unità, pari a un -0,2 per cento) rispetto alla stessa data del 2018. È andata peggio per le imprese non femminili che accusano ancora una diminuzione più ampia (-0,8 per cento, -2.683 unità). Sono i principali dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Da tempo la demografia delle imprese mostra un andamento migliore a livello nazionale dove sono rimaste sostanzialmente invariate e anzi aumentate in otto regioni. L’incremento è stato più rapido in Trentino-Alto Adige (+1,1 per cento). L’Emilia-Romagna è risultata decima per “variazione”. Nelle regioni con le quali l’Emilia-Romagna più spesso si confronta, le imprese femminili risultano in aumento dello 0,6 per cento in Lombardia e dello 0,3 per cento in Veneto, ma si riducono in Piemonte (-0,3 per cento) e in Toscana (-0,4 per cento).
I settori di attività economica. La lieve flessione della consistenza delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Da un alto, quella positiva dell’insieme degli altri servizi (+742 unità, +1,9 per cento) e dall’altro, quella negativa derivante dalla riduzione della base imprenditoriale nel commercio (-457 unità, -2,0 per cento), determinata dal solo dettaglio, e nell’agricoltura (-355 unità, -2,9 per cento), mentre la consistenza flette in misura minore nell’industria (-1,2 per cento) e costruzioni (-1,0 per cento).
La forma giuridica. Riguardo alle imprese “rosa”, le società di capitale continuano a aumentare rapidamente (+531 unità, pari a un +3.6 per cento) anche per effetto dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che contribuisce alla sensibile riduzione delle società di persone (-311 unità, -2,5 per cento), alla quale si affianca una più lenta, ma più ampia flessione delle ditte individuali (-0,7 per cento, -396 unità). Le cooperative e i consorzi fanno registrare una sensibile contrazione (-1,2 per cento).