Se siete clienti Vodafone, Wind Tre o Fastweb e non avete ancora ricevuto il rimborso dei giorni erosi con la fatturazione a 28 giorni, segnalate il ritardo a un’associazione di consumatori. Il consiglio è di Adiconsum Emilia Centrale (associazione consumatori della Cisl), spiegando che le prime restituzioni avrebbero dovuto arrivare tra agosto e settembre.
«Il Consiglio di Stato ha confermato che le compagnie telefoniche devono rimborsare i consumatori per il caso della fatturazione ogni 28 giorni – ricorda Adele Chiara Cangini, responsabile Adiconsum Cisl Emilia Centrale – Il meccanismo è la compensazione con le bollette future. La decisione riguarda Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Per Tim, che ha presentato ricorso successivamente, non è stata ancora emessa la sentenza. Quindi siamo di fronte a una decisione definitiva: le compagnie telefoniche non hanno più scuse per rimandare il rimborso automatico in bolletta dovuto ai giorni erosi con la tariffazione a 28 giorni».
Adiconsum sottolinea che il Consiglio di Stato ha pubblicato il dispositivo della sentenza con cui afferma che “respinge l’appello principale e quello incidentale” degli operatori contro l’impugnata delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e lo fa “definitivamente”. Si tratta di una vicenda che ha visto milioni di consumatori costretti ad attendere un anno e mezzo per avere giustizia. Tutto partì con la delibera~n. 498/17/CONS del 19 dicembre 2017, in cui l’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) chiariva che gli operatori dovevano restituire i giorni sottratti con lo stratagemma della tredicesima bolletta annua. Da allora si sono succeduti i ricorsi e i tentativi di Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb di rimborsare i consumatori con compensazioni per il tramite di servizi extra.
«A seguito della decisione del Consiglio di Stato le somme erose per la fatturazione a 28 giorni per i contratti di telefonia fissa e integrata dovranno essere restituite nella prima bolletta utile – chiarisce Cangini – Le compagnie telefoniche hanno tentato in ogni modo di opporsi a tale automatismo. Ora non hanno più alibi e sono costrette a restituire quanto addebitato nel periodo intercorso tra il 23 giugno 2017 e aprile 2018, giacché gli operatori sono tornati alla fatturazione a 30 giorni in momenti diversi».
Chi in questi mesi ha modificato il proprio gestore e non è, quindi, più cliente dell’operatore che aveva fatturato a 28 giorni, per ottenere il rimborso di quanto pagato in più deve subito presentare un reclamo all’azienda chiedendo il rimborso e l’importo esatto. Il reclamo deve essere inviato con una modalità tracciabile (raccomandata a/r, posta certificata (Pec), numero di reclamo). In caso di 45 giorni senza risposta da parte dell’operatore o di risposta insoddisfacente, è possibile chiedere attraverso le sedi Adiconsum Emilia Centrale la conciliazione paritetica, per ottenere quanto previsto dalla legge.
«Si chiude così un’annosa vicenda, ma il vero problema – dice Cangini – è l’art. 70 del Codice delle Comunicazioni elettroniche, il quale permette alle aziende di modificare unilateralmente le clausole contrattuali. Il consumatore, nel momento in cui firma un contratto, deve essere certo che non avrà sorprese, che non ci saranno cambi o modifiche “in corso d’opera”.
Finché non sarà così – conclude la responsabile Adiconsum Emilia Centrale – la tutela sarà solo post decisione dell’azienda e solo se il consumatore se ne rende conto».