“La questione ci pare molto più seria della prova a pagamento, per altro segnalata e non impedita da alcuna legge al momento di un paio di scarpe. In ballo e non da ieri, ci sono la sopravvivenza, la salvaguardia, la tutela delle piccole attività commerciali di vicinato e dell’importanza del servizio offerto. Costrette, ed è un dato di fatto, a misurarsi in una lotta, o meglio una concorrenza impari e spietata coi colossi delle vendite online ancora beneficiati da una fiscalità irrisoria.” Il clamore suscitato dalla vicenda dell’esercizio di Mirandola, non lascia in disparte FISMO-Confesercenti Modena che interviene a riguardo per voce della sua Presidente Roberta Simoni.
È un’abitudine fin troppo diffusa quella di entrare in un negozio provare un capo d’abbigliamento o delle calzature e non acquistare. Non a caso sono molte le persone che prima di procedere con l’acquisto del medesimo prodotto sul web, lo vogliono vedere di persona, provare e toccare. È tra le conseguenze della digitalizzazione: le vendite online stanno rivoluzionando il mondo dei consumi le imprese anche quelle piccole e piccolissime ne sono consapevoli e cercano di reagire, nonostante il divario concorrenziale delle mastodontiche piattaforme di vendita su internet. “E’ un caso che non poteva passare sotto silenzio quello della prova a pagamento, ma che ci conferma una volta di più l’urgente necessità di regolamentare con equa tassazione l’attività dei colossi delle vendite sul web ormai insopportabile e fortemente penalizzante per gli operatori del commercio tradizionale. Indispensabile per altro se l’obiettivo è quello di volere salvaguardare rilanciare e sostenere i piccoli negozi, punto insostituibile per la vita delle città. C’è un legame importante, che spesso viene dimenticato, tra il commercio e la comunità: il commercio è un elemento chiave per l’economia e la vita delle città, di servizio e di presidio sociale, oltre che sinonimo di qualità urbana. pertanto – prosegue Simoni – non è più rinviabile la necessità di avere risposte concrete sulla fiscalità digitale data la catena di valore completamente stravolta dall’economia digitale che opera in regime di monopolio o di pochi oligopoli e che a fronte di profitti milionari versano al fisco italiano cifre risibili.”
“Quanto al negoziante di Mirandola non entriamo poi nel merito delle modalità con cui ogni imprenditore decide di vendere i propri prodotti ed in che modo stare sul mercato. L’importante e fondamentale, è che vi sia un’adeguata informazione ai consumatori. Precisando che al momento nessuna legge prevede il pagamento della prova di un capo, ma pure il fatto dell’assenza di norme che vietano tale scelta da parte dell’operatore. Per contro non si è notato al momento eguale clamore sul fatto che non vi sia ancora una tassazione adeguata per i colossi di vendita online che operano sul web: è evidente che in assenza di interventi legislativi di perequazione fiscale ognuno cerchi di arrangiarsi come meglio crede. I commercianti tradizionali faticano e molto, a competere ad armi pari sui prezzi. Possono però farlo sul fronte dei servizi mettendo a disposizione assortimento, assistenza anche post vendita e competenze”, conclude Simoni.