Tre giorni dedicati agli spazi di traduzione, ed alle sue geografie, porteranno a Modena alcuni dei massimi esperti degli studi di traduzione come Sherry Simon o Michael Cronin che si confronteranno sulla continua evoluzione delle lingue. A promuovere il convegno internazionale “Space in transaltion” è il Dipartimento di studi Linguistici e Culturali di Unimore assieme al Centre de recherches pluridisciplinaires et multilingues dell’Universitè Paris Nanterre.
Il convegno, che inizierà mercoledì 8 maggio alle ore 9.30 e proseguirà fino a venerdì 10 maggio 2019 presso il Complesso universitario San Geminiano (via San Geminiano 3) a Modena, vuole essere un momento di riflessione scientifica sulla traduzione, che, come noto, è una delle attività più complesse, pervasive e indispensabili nelle relazioni interpersonali, e che, troppo spesso, viene vista semplicemente come un fatto tecnico, oggettivo, privo di implicazioni etiche, politiche od estetiche.
“Se le lingue fossero dei sistemi chiusi, immutabili, non contaminati da altre lingue, e se fossero proprie solo di un luogo specifico, – afferma il prof. Franco Nasi di Unimore – allora forse la traduzione potrebbe essere una attività oggettiva, esatta, che anche le macchine potrebbero fare. Si tratterebbe in fondo solo di portare un testo da una lingua a un’altra, da un luogo a un altro luogo. Questo avviene già per testi molto standardizzati, come i libretti di istruzione o manuali per la costruzione di macchine. Ma le lingue sono in continuo movimento, così come le persone e le culture. Non esiste un solo inglese, un solo italiano, così come non esistono ormai più luoghi in cui si parla una sola lingua: le città, e non solo le grandi metropoli come Miami o Honk Kong, ma anche piccole realtà come Riace in Calabria, sono sempre più multietniche e plurilingue. Esistono spazi di convivenza di lingue e di culture in cui si creano delle sorti di lingue intermedie, contaminate e per questo vive e feconde. Studiare l’importanza e le implicazioni dell’attività della traduzione in questo contesto comporta una riconsiderazione interdisciplinare dell’atto traduttivo”.
“Gli studi sulla traduzione si occupano anche di questo. Uno degli aspetti più interessanti, e al centro di importanti ricerche traduttologiche, – affermano i prof. Marco Silver di Unimore e Lucia Quaquarelli dell’Università di Nanterre – è il rapporto tra geografia e traduzione. Negli ultimi anni si è registrato nell’ambito delle scienze umanistiche e sociali un interesse sempre maggiore nei confronti dello “spazio”. La cosiddetta “svolta spaziale” ha investito anche la riflessione linguistica sul tradurre, evidenziando anzitutto il carattere eminentemente situato della pratica traduttiva, il suo darsi di volta in volta entro precise coordinate storico-geografiche, linguistiche, culturali, editoriali e politiche. Rendendo visibili cioè anche, sulla scia dei più recenti studi postcoloniali e culturali, i rapporti di forza che si stabiliscono fra i “luoghi” della traduzione, nel quadro più largo delle dinamiche di circolazione di testi, lingue e immaginari”.