Al 30 settembre 2018 le imprese attive femminili erano 85.158, pari al 21,1 per cento del totale delle imprese regionali, quindi invariate rispetto alla stessa data del 2017. Va peggio per le imprese non femminili che accusano ancora una leggera flessione (-0,5 per cento, -1.580 unita). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna che proseguendo nell’analisi evidenzia come negli ultimi quattro anni la demografia delle imprese mostri un andamento migliore a livello nazionale. In particolare, le imprese femminili sono aumentate in tredici delle regioni italiane e in Italia dello 0,3 per cento. L’incremento è stato più rapido nel Lazio (+1,1 per cento). Nelle regioni con le quali l’Emilia-Romagna più spesso si confronta, le imprese femminili sono in aumento dello 0,6 per cento in Lombardia e dello 0,2 per cento in Veneto, mentre restano invariate in Toscana e si riducono in Piemonte (-0,8 per cento).
I settori di attività economica. La stabilità della consistenza delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Da un alto, quella positiva dell’insieme degli altri servizi (+628 unità, +1,6 per cento), e dell’industria (+60 unità, +0,8 per cento), mentre, dall’altro, quella negativa derivante dalla diminuzione della base imprenditoriale nel commercio (-350 unità, -1,5 per cento), nell’agricoltura (-328 unità, -2,6 per cento) e, ormai solo marginalmente, nelle costruzioni (-10 unità, -0,3 per cento).
La forma giuridica: anche tra le imprese femminili le società di capitale aumentano notevolmente (+612 unità, pari a un +4,3 per cento), per effetto dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata.
Questa ha contribuito alla sensibile riduzione delle società di persone (-341 unità, -2,6 per cento), alla quale si è affiancata una leggera flessione delle ditte individuali (-276 unità, -0,5 per cento). Le cooperative e i consorzi registrano una lieve crescita (+0,4 per cento).