Hanno raggiunto quasi quota mille (978) gli alloggi messi in ‘affitto’ da privati in provincia di Modena su una serie di portali, circa il 70% degli annunci risulta presente sul solo sito Airbnb, i corrispondenti posti letto sono circa 2.500 e la crescita, nel confronto con l’agosto del 2016, è stata addirittura del 118%. Questi, in sintesi, i numeri della nuova indagine condotta da Federalberghi-Confcommercio Modena sul fenomeno delle camere di privati vendute a fini turistici.
Soprattutto nel capoluogo, a fianco dell’offerta ufficiale – alberghi, residence, affittacamere, b&b – c’è solo l’imbarazzo della scelta: si va dal “caratteristico e accogliente bilocale nel centro storico di Modena”, alla “dimora tipica e molto centrale”, passando per “la villa indipendente a 10 minuti da Modena, con piscina privata” e giungendo al più classico “appartamento climatizzato con affaccio sul centro storico”.
Con particolare riferimento al solo Aibnb, ad agosto 551 annunci (56,34%) erano riferiti ad interi appartamenti, 575 (58,79%) erano disponibili per più di sei mesi; 483 (49,39%) risultavano gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio.
«I numeri confermano», commenta Federalberghi-Confcommercio, «come il sommerso nel turismo, anche nella nostra provincia ed in particolare a Modena, abbia raggiunto livelli di guardia ed appaia urgente che vengano messe in campo adeguate contromisure, non solo sul piano normativo».
«Quelli raccolti sono dati oltremodo importanti», prosegue la nota, «perché smascherano definitivamente le quattro grandi bugie della cosiddetta sharing economy: non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare visto che la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno; non è vero che si tratta di attività occasionali visto che la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; non è vero che si tratta di forme integrative del reddito poiché sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi; non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta visto che gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».
«Chiediamo dunque e per l’ennesima volta», precisa l’Associazione degli albergatori modenesi, «che venga messa in campo una attività di controllo e verifica ad hoc, capace contrastare gli abusi, e che l’attività di vigilanza venga esercitata con efficacia: ciò nell’ottica di tutelare tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza».
L’auspicio, poi, è che il Governo intervenga completando il quadro normativo introdotto con la cedolare secca e che dunque detti criteri univoci per distinguere definitivamente tra attività integrativa del reddito famigliare e attività imprenditoriale tout court: gran parte di questo mercato parallelo ha le caratteristiche dell’attività di impresa e va quindi posto sotto l’ombrello delle stesse regole che valgono per gli albergatori in materia di fisco, previdenza, lavoro, igiene e sicurezza».
«Anche in chiave locale», conclude la nota, «come diciamo da tempo, si dovrebbe lavorare per prevenire il dilagare dell’offerta parallela adottando norme ad hoc e prendendo spunto da decisioni adottate da città estere: il Comune di Berlino, ad esempio, ha adottato una norma che impedisce ai proprietari che non siano titolari di una licenza, di essere imprenditori e dunque di affittare l’intera casa senza una autorizzazione preventiva da parte dell’amministrazione cittadina; mentre ad Amsterdam gli appartamenti privati non possono essere affittati per più di sessanta giorni all’anno».
5 BUONI ESEMPI DA IMITARE
I più importanti paesi turistici hanno dettato regole per porre un argine al dilagare degli affitti abusivi. Ecco alcuni buoni esempi.
AMSTERDAM
Gli appartamenti privati possono essere affittati per non più di sessanta giorni all’anno e non possono ospitare più di quattro persone per volta.
BARCELLONA
Chi vuole affittare il proprio appartamento per periodi brevi deve chiedere una licenza.
BERLINO
Il comune di Berlino ha vietato l’affitto di appartamenti ai proprietari che non siano titolari di una licenza.
BRUXELLES
A Bruxelles può affittare casa per meno di 90 giorni solo chi rispetta una serie di requisiti rigidissimi e solo con il consenso di tutti i condomini del palazzo.
PARIGI
I proprietari degli immobili affittati per brevi periodi devono iscriversi in un registro pubblico, dichiarando le proprie generalità, l’indirizzo e le caratteristiche dell’alloggio.