Come noto, dalle prime luci dell’alba i militari della Guardia di Finanza di Bologna e Reggio Emilia, coordinati dalla Procura della Repubblica reggiana, stanno eseguendo una serie di perquisizioni in tutta Italia nei confronti degli appartenenti a un sodalizio criminale responsabili – a vario titolo – della commissione di una pluralità di reati di natura fiscale e fallimentare, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e altri reati comuni. Contestualmente è in corso il sequestro preventivo per equivalente dei beni e delle disponibilità finanziarie degli indagati e delle società agli stessi riconducibili per un ammontare complessivo di 234 milioni di euro, in esecuzione a provvedimento cautelare emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia.
Le indagini – condotte su più fronti dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria
di Reggio Emilia e di Bologna e sviluppatesi ad origine in distinti contesti investigativi –
hanno consentito di individuare e ricostruire la complessa struttura criminale composta da oltre 100 persone che, attraverso l’impiego di un numero consistente di società aventi sede nel centro-nord Italia e la contabilizzazione di false fatture per centinaia di milioni di euro, ha indebitamente generato falsi crediti d’imposta e false compensazioni per diverse decine di milioni di euro.
Lo schema di frode prevedeva l’utilizzo di società “fantasma” e false fatturazioni nelle
transazioni economiche tra soggetti comunque controllati dall’organizzazione criminale al
fine di ottenere: in alcuni casi beni a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato ed in altri
notevoli risparmi d’imposta per effetto delle cosiddette “indebite compensazioni”.
Più nel dettaglio l’organizzazione – dopo aver individuato e acquisito il controllo di imprese
in evidenti difficoltà finanziarie – le utilizzavano per frapporle fittiziamente nelle transazioni
tra soggetti economici controllati dagli indagati, generando, a seconda dei casi, crediti di
imposta fittizi, utilizzati per la compensazione con altri debiti (reali) tributari, previdenziali o
assistenziali, o costi parimenti fittizi, grazie ai quali l’organizzazione riusciva ad immettere
i prodotti sul mercato a prezzi decisamente bassi con i conseguenti effetti negativi sulla
concorrenza. Le società “cartiere” – ovviamente inadempienti sotto tutti i punti di vista agli obblighi di natura fiscale – terminato il loro “ciclo vitale” della durata di qualche anno venivano intestate a soggetti prestanome nullatenenti e trasferite di sede in paesi esteri al fine di renderne più complessa l’individuazione in caso di eventuali controlli.
Al termine delle indagini è stato possibile quantificare il profitto del reato di tale ingente
frode fiscale e di sequestrare consistenze patrimoniali equivalenti a detto illecito profitto,
nei confronti delle persone ritenute responsabili, tra cui: 114 fabbricati, 38 terreni, 48
automezzi, quote di partecipazione nelle società investigate e saldi attivi di rapporti bancari, per ammontare complessivo di oltre 234 milioni di euro.
L’operazione sviluppata dalla Guardia di Finanza si inquadra nelle rinnovate linee
strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai fenomeni illeciti
più gravi e insidiosi, nonché a incrementare ulteriormente la qualità degli interventi ispettivi, integrando le funzioni di polizia economico-finanziaria con le indagini di polizia giudiziaria e garantendo il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte illecite.
In tale contesto, la lotta alle frodi fiscali costituisce l’ambito di intervento dove meglio si
esprime la valenza dell’azione della Guardia di Finanza, cui sono contestualmente
attribuite – com’è noto – le funzioni di polizia giudiziaria e di polizia economico finanziaria.
L’organizzazione criminale scoperta, in effetti, si è dimostrata particolarmente pericolosa
non solo per l’entità delle imposte evase alla collettività e ai cittadini onesti, ma soprattutto
per le modalità attuative concretamente poste in essere, fondate sull’utilizzo di documentazione falsa e, in quanto tale, espressiva di condotte criminali fortemente
aggressive.