Un clima instabile che ha influenzato le produzioni, una zootecnia in ripresa e la scure della burocrazia.
Così si può sintetizzare il 2017 agricolo secondo la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi, che giudica parzialmente positivo l’anno che sta per chiudersi: “È stato un anno particolarmente povero di precipitazioni e in generale abbiamo dovuto far fronte a fenomeni climatici piuttosto strani, che tuttavia stanno diventando all’ordine del giorno. La siccità e il clima mite dei primi mesi dell’anno hanno anticipato la maturazione delle produzioni, danneggiate poi dalle gelate tardive di aprile. I principali danni hanno riguardato le produzioni frutticole e in particolare vitivinicole, con un significativo -25% nella produzione del Lambrusco. Le produzioni estive hanno avuto diversi problemi causati dalla siccità, ma solo grazie al grande lavoro dei Consorzi di bonifica della nostra provincia le campagne sono state irrigate in maniera continua e le produzioni nella maggior parte dei casi sono state salvate, ma la questione rimane aperta e l’unica soluzione possibile è rivedere il sistema idraulico con la creazione di bacini.
L’estate è stata siccitosa e con alte temperature. Un’eccellenza del nostro territorio come le pere non ha dovuto affrontare solo il problema della mancanza di pioggia, ma anche quello della cimice asiatica, i cui danni sono in costante aumento, anche se difficili da quantificare. Le anomalie climatiche – precisa Bergamaschi – incidono sempre di più sul reddito degli agricoltori e hanno evidenziato l’urgenza di assicurare le produzioni, passaggio imprescindibile per ogni azienda agricola moderna, ed è emersa la stringente necessità di modificare il PAI, attualmente troppo complesso e poco chiaro”.
Notizie più incoraggianti arrivano dal settore zootecnico: “È un buon momento per il settore caseario e suinicolo. Le aziende sono ancora in difficoltà perché negli anni passati hanno perso tanto, ma le quotazioni sono in aumento e c’è cauto ottimismo in ottica futura. I nostri imprenditori producono eccellenze riconosciute in tutto il mondo, rispettano le normative e seguono i disciplinari, ma basta una trasmissione tv o un articolo di giornale per trovarsi contro l’opinione pubblica: questa situazione è assurda e crea un grave danno per tutti gli allevatori”.
Un filo rosso che unisce l’intero comparto agricolo è la burocrazia, autentica spada di Damocle per gli imprenditori dell’agroalimentare, come spiega in conclusione la presidente Bergamaschi: “I margini di guadagno, quando ci sono, sono bassi e questo è dovuto all’aumento delle spese di produzione. La burocrazia ha un costo insopportabilmente alto in termini di tempo e denaro, lo sviluppo non solo del nostro settore ma di tutto il Paese passa da una macchina burocratica più snella”.