“Grande confusione nei corridoi degli ospedali della provincia di
Modena, le tanto attese Progressioni Economiche Orizzontali (PEO) ferme da anni dai dipendenti Ausl rischiano di essere un miraggio. Proprio così, perché dopo aver scoperto attraverso il portale aziendale le valutazioni individuali ottenute dai lavoratori e fatte dai coordinatori o dirigenti dell’azienda Ausl è scoppiato un vero e proprio putiferio”. A denunciarlo è NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
“L’accordo sindacale – si legge nel comunicato – è stato sottoscritto in data 11/05/2016 dalle sigle sindacali CGIL CISL e UIL che all’epoca avevano esultato per la firma dell’accordo sulle fasce (PEO). Secondo NurSind l’accordo è stato firmato accettando supinamente le decisioni calate dall’alto dall’ex Ditra”.
“Un accordo – prosegue il NurSind – che a CGIL CISL e UIL è piaciuto talmente tanto da volerlo proporre anche ai dipendenti dell’ospedale Sassuolo S.P.A.
Le stesse sigle firmatarie ora si ergono a paladini della giustizia
promuovendo azioni per il ricorso all’accordo che loro stessi hanno
firmato. Molti sono i punti poco chiari e non definiti neppure dopo
che è stato fatto notare all’azienda che evidentemente confidava
sull’appoggio incondizionato delle sigle firmatarie.
Una fregatura totale – rincara NurSind – perché nell’accordo sindacale non è nemmeno prevista la costituzione di una commissione alla quale poter fare ricorso, cosa che all’inizio della prima stesura dell’accordo era stata caldamente consigliata da NurSind”.
“Ovviamente – prosegue la nota – gli RSU NurSind non hanno firmato quell’accordo che con occhio critico appariva già come scelta scellerata l’idea di dare la valutazione in mano ai coordinatori e ai dirigenti senza averla prima condivisa con il personale.
La valutazione della performance in sanità presenta in effetti qualche problema di oggettività, non è possibile infatti applicare gli indicatori che si utilizzano per tutti i professionisti. Come sindacato infermieristico avremmo preferito una valutazione
oggettiva, basata sulla valorizzazione dei titoli di coloro che si sono spesi per formarsi volontariamente e pagando di tasca propria una laurea di II° livello, i vari master, corsi di formazione
professionale ecc.. dati su cui nessuno poteva barare, ma questa
opzione non è stata presa neanche in considerazione.
Diverse altre problematiche non sono state prese in considerazione come il fatto che alcuni lavoratori in servizio nel 2016 (anno di riferimento per l’attribuzione delle fasce) non in servizio al momento delle selezioni per trasferimento o per pensionamento, non sono stati ammessi alla selezione”.
“Eccoci ora alla resa dei conti, al giorno della disfatta che appare
con tutta chiarezza, ci sono dirigenti e coordinatori che hanno
giudicato pur attraverso la griglia fornita sulla base delle
competenze e professionalità dando punteggi che vanno dai 28 ai 30, altri invece hanno dato una media di punteggio bassissima,
giustificandosi dicendo che l’indicazione era quella di non eccedere con le valutazioni. I criteri di valutazione della performance non sono strutturati tra le valutazioni fatte costantemente e non sono stati resi noti in anticipo: non era possibile quindi cercare di raggiungere gli obiettivi delle valutazioni. Le valutazioni inoltre non sono state condivise e discusse con i singoli lavoratori. Una valutazione dunque viziata fin dalla partenza, non vi è quindi un metro di misura equivalente per tutti, questo non ha fatto altro che acuire lo scontento e le tensioni e gli equilibri già precari che vi sono in alcuni reparti.
Le medie bassissime dei punteggi ottenuti in alcune realtà, poco si conciliano con i lauti premi produttività percepiti dai dirigenti e
dai DG per il raggiungimento degli obiettivi aziendali ottenuti grazie agli sforzi dei lavoratori che per garantire l’assistenza ai pazienti, hanno lavorato domeniche, festivi, saltando riposi e facendo straordinari senza che questi vengano loro
riconosciuti per i meccanismi di costituzione dei fondi, fermi da anni che non consentono per la loro esiguità di retribuire gli straordinari e contemporaneamente di consentire i passaggi di fascia”.
“Tornando alle sigle sindacali della triade, il NurSind ci tiene a
precisare che esse stesse hanno dato l’ok affinchè l’azienda Ausl
potesse utilizzare negli anni precedenti il fondo delle PEO per pagare gli straordinari piuttosto che accantonarlo in previsione dello sblocco delle fasce. Diciamo che sono state di una lungimiranza che non va oltre il loro naso.
Una delle tre sigle sindacali citate alle scorse elezioni RSU aveva
promesso che avrebbero sbloccato FASCE PER TUTTI.
Peccato che i soldi delle fasce per tutti erano già stati dati nella
disponibilità dell’azienda per pagare lo straordinario di quei
dipendenti che rientrano in servizio su richiesta dell’azienda, per
garantire i servizi, sobbarcandosi turni che spesso sono stati FUORI LEGGE”.
“Come segreteria NurSind Modena – conclude il sindacato – ci impegneremo a fare si che i lavoratori possano ricorrere per ottenere giustizia”.