La Giunta regionale ha approvato nella seduta di ieri il documento di indirizzi per l’avvio del percorso necessario al riconoscimento di una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. La Regione punta così a un rafforzamento dell’autogoverno del sistema territoriale per poter gestire direttamente – e con risorse certe – politiche e provvedimenti in quattro aree strategiche per continuare a creare sviluppo e buona occupazione senza lasciare indietro nessuno: lavoro e formazione; imprese, ricerca e sviluppo; sanità e welfare; ambiente e territorio.
Intende farlo ricorrendo alla Costituzione, che all’articolo 116, comma III, consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata.
“Vogliamo fare presto e bene- spiega l’assessore al Bilancio e riordino istituzionale, Emma Petitti- per presentarci al negoziato con l’esecutivo nazionale già entro settembre o primi giorni di ottobre con una proposta la più condivisa possibile dalle forze politiche, dai territori e dalla società regionale. Il documento approvato, che abbiamo inviato all’Assemblea legislativa, definisce lo schema su cui confrontarci in primo luogo con i Gruppi consiliari, nelle commissioni e nel dibattito finale in Aula, poi con le parti sociali, gli enti locali, le università e le associazioni nell’ambito del Patto per il Lavoro, soggetti con i quali attiveremo tavoli tematici coordinati dagli assessori competenti nelle quattro aree strategiche individuate. Un impegno comune che abbiamo già sperimentato portando l’Emilia-Romagna a essere la prima regione per crescita e tasso di occupazione. Lo stesso intendiamo fare adesso, un lavoro ampio, fatto di proposta e capacità di ascolto- chiude Petitti- che ci porterà una maggiore autonomia legislativa e amministrativa nel solco della Costituzione e fatta salva l’unità nazionale, per noi intoccabile”.
Il documento
Con una maggiore autonomia si intende migliorare i già alti standard di rendimento delle istituzioni regionali e locali a beneficio dell’intera comunità emiliano-romagnola – cittadini, imprese, enti territoriali, associazioni, agenzie formative -, attuare modelli organizzativi sempre più innovativi e portare sempre più vicino ai territori funzioni rilevanti. Mettere quindi ancor di più l’Emilia-Romagna nelle condizioni di competere con le aree più avanzate in Europa e nel Mondo, attraendo investimenti, saperi e competenze, allo stesso tempo potenziando e innovando il sistema sanitario e quello di welfare, semplificando le procedure amministrative e i meccanismi decisionali.
L’unità nazionale non si tocca – Restano fermi i capisaldi dell’ordinamento costituzionale: l’unità giuridica, economica e finanziaria della Nazione; il principio perequativo e i valori solidaristici e cooperativi sui quali è fondata la fiscalità nazionale, cioè il meccanismo di finanziamento delle funzioni pubbliche territoriali. E proprio nel contesto nazionale, la Regione Emilia-Romagna può mettere in campo un modello di autonomia rafforzata col quale contribuire alla crescita del Paese, incrementando gli standard di rendimento delle istituzioni, concorrendo alla riorganizzazione concreta delle politiche territoriali e, più in generale, all’ammodernamento dello Stato e alla razionalizzazione della spesa pubblica.
L’iter procedurale – Quanto all’iter tecnico procedurale, sul documento della Giunta ci sarà ora il confronto in Assemblea legislativa, che potrebbe arrivare a votare un proprio atto di indirizzo, seguirà l’adozione formale da parte della Giunta della proposta che la Regione porterà al negoziato con il Governo, la sottoscrizione dell’intesa con l’esecutivo nazionale, la presentazione del disegno di legge governativo alle Camere e la sua successiva approvazione a maggioranza assoluta.
Le risorse – Nell’ambito del negoziato con il Governo verranno definite le risorse necessarie alla copertura delle funzioni richieste. Nel documento, la Regione propone la propria compartecipazione al gettito dei tributi erariali riferibili al suo territorio. Non intende quindi chiedere nuove risorse allo Stato, puntando a massimizzare le opportunità di investimento sul territorio regionale rispetto a risorse già presenti, senza oneri aggiuntivi sul bilancio regionale e riducendo l’overshooting, ovvero il non utilizzo di risorse destinate agli investimenti stessi. Disporre di maggiore autonomia e di risorse per poterla esercitare avrà poi ricadute positive sulla crescita, con l’aumento del PIL negli anni futuri e ulteriori effetti positivi sulla fiscalità generale.
Le aree di intervento – Nel dettaglio, le aree sulle quali la Regione punta ad ottenere maggiore autonomia riguardano la tutela e la sicurezza del lavoro, l’istruzione tecnica e professionale; l’internazionalizzazione delle imprese, la ricerca scientifica e tecnologica, il sostegno all’innovazione; il territorio e la rigenerazione urbana, l’ambiente e le infrastrutture; la tutela della salute. L’acquisizione e il concreto esercizio di tali competenze deve però essere accompagnato da competenze complementari riconosciute alla Regione e riferibili al coordinamento della finanza pubblica, alla governance istituzionale e alla partecipazione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione Europea.
Vengono poi indicati gli ambiti di intervento, con alcune indicazioni specifiche che potrebbero concretizzarsi in un contesto di maggiore autonomia regionale. Per creare nuova occupazione è prevista la presa in carico di 20mila persone l’anno per ricerca del lavoro, orientamento di base e specialistico, supporto all’autoimpiego, qualificazione e formazione professionale, attivazione di tirocini e strumenti di conciliazione, con anche la possibilità di arrivare a una struttura regionale che formi migliaia di diplomati l’anno che abbiano un profilo professionale in linea con le esigenze del sistema produttivo delle aziende dell’Emilia-Romagna.
In ambito sanitario, la possibilità di definire misure volte a garantire una più equa accessibilità ai servizi da parte dei cittadini anche rideterminando importi e regole di compartecipazione alla spesa diverse da quelle previste a livello nazionale, prevedendo la possibilità di rimodulare le esenzioni per reddito in relazione alle fasce di età, alla composizione del nucleo familiare e a particolari necessità di tutela.
Ci sono poi misure di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro e non è coperto da ammortizzatori sociali oggi di competenza dell’Inps, oltre a piani pluriennali di intervento in materia di edilizia sanitaria, sicurezza del territorio, tutela dell’ambiente e rigenerazione degli spazi urbani.