Serve subito un intervento legislativo correttivo della riforma del codice penale che entrerà in vigore il 3 agosto. Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato subito, ormai un mese fa, le possibili conseguenze negative per le donne vittime di stalking, ma nonostante l’impegno del ministro Orlando per modificare la norma ed evitare qualunque interpretazione sfavorevole alle vittime, nulla è stato cambiato.
E’ inammissibile che per reati gravi come lo stalking (l’art 162 ter prevede l’estinzione di alcuni tipi di reati a seguito di “condotte riparatorie”) il giudice possa dichiarare estinto un reato in seguito ad un risarcimento, ovvero un’offerta di denaro proposta dall’imputato e considerata congrua dallo stesso giudice, senza peraltro il consenso della vittima. Casi in cui la persona offesa vedrebbe quindi cancellato il reato subìto, senza alcuna rilevanza per la sua opinione.
Se è vero che per questo tipo di reato, nel caso di gravi e reiterate minacce, la querela è irrevocabile, e quindi non rientra nell’applicazione del nuovo articolo, i numeri ci dicono che il tipo di stalking più frequente è quello per~molestie, con querela revocabile. Un meccanismo perverso in cui il persecutore, favorito dalla cancellazione del reato a seguito di un risarcimento, potrebbe anche reiterare le sue azioni violente, e tutto ciò mantenendo la fedina penale pulita.
Un rischio concreto testimoniato dalla frequenza con cui la cronaca ci riporta casi di femminicidi, spesso tragici epiloghi di anni di maltrattamenti e persecuzioni. Tanto che l’ultima ricerca condotta dall’Istat ci parla di 3 milioni e 466 mila donne (il 16% delle donne tra i 16 e i 70 anni) che nell’arco della propria vita hanno subìto atti persecutori, nella stragrande maggioranza da ex-partner.~E purtroppo ben il 78% delle vittime non si è rivolta alle istituzioni e non ha cercato aiuto nei centri antiviolenza o nei servizi specializzati.
Se vogliamo favorire la denuncia e sostenere le donne che con difficoltà e coraggio decidono di intraprendere percorsi di uscita dalla violenza, abbiamo bisogno di una normativa chiara, certa, senza possibilità di equivoci, che metta al centro la vittima come persona, la sua dignità, la sua sicurezza. Tutto ciò non è monetizzabile: lo stalking non può e non deve essere depenalizzato.
Per tutti questi motivi Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna chiedono con forza che l’articolo 162 ter della riforma del codice penale sia modificato subito e proseguiranno l’azione di protesta e di contrasto fino a quando non verrà sanata questa ferita profonda alla dignità delle donne.