Martedì 25 ottobre proseguono alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5 ) le lezioni del ciclo dedicato al tema Città sante ideato dal Centro Studi Religiosi. Roberto Buongarzone presenta la conferenza dal titolo Tebe. Il viaggio nell’aldilà nella religione dell’antico Egitto.
Buongarzone è professore di Egittologia presso il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia. Nell’ambito della collaborazione tra Università di Pisa e Cooperazione Italiana ha partecipato a diversi progetti del Programma di cooperazione ambientale italo-egiziana per l’indagine archeologica e la valorizzazione del sito di Saqqara (Saqqara Risk Map; Valorizzazione del patrimonio culturale di Saqqara Nord e del Fayum), per il progetto del nuovo sistema museale di Giza e per l’apertura del parco archeologico di Medinat Madi. È co-direttore della missione dell’Università della Tuscia per lo studio dell’antico sistema idrico dell’oasi di Farafra. Oltre a numerosi articoli dedicati ai riti funerari egizi e all’indagine e salvaguardia dei siti archeologici egiziani, ha pubblicato: I segreti delle piramidi (Milano 1993); Lungo il Nilo ai tempi delle piramidi: mastabe di Saqqara (Il Cairo 2006); Gli dèi egizi (Roma 2007).
Gli antichi Egizi costruivano le loro tombe come dimore per un’eternità fortemente voluta e probabilmente altrettanto creduta: il nome più comune per designare la tomba in lingua egiziana è Perdjet, “casa dell’eternità”. Essa era il luogo di sepoltura della mummia, ma doveva essere anche l’abitazione dell’anima, che, pur non essendo unica, presentava diversi elementi che ne facevano un’unità completa e autosufficiente dell’individuo intero: non esisteva infatti la dualistica contrapposizione tra corpo e anima tipica delle culture moderne.
Affinché tutti gli elementi dell’essere potessero sopravvivere alla morte e non rischiassero l’annientamento, era necessario che gli dèi dichiarassero il defunto “giustificato”, in modo che egli diventasse venerabile. Se il faraone era immortale per diritto, essendo un dio tra gli uomini, l’uomo comune doveva provare di avere agito nella sua vita in modo da non turbare la Maat, l’equilibrio universale su cui si basavano la società egiziana e in definitiva l’intero cosmo. Per questo ogni defunto doveva essere giudicato da un tribunale divino, il cui embrione si trova già nei Testi delle Piramidi e nei Testi dei Sarcofagi, ma che trova nel Libro dei Morti la sua espressione definitiva. Già dall’Antico Regno le tombe riportano “confessioni positive”, che enumerano gli atti conformi alla Maat compiuti dal proprietario secondo i canoni di quella che oggi chiameremmo una “biografia ideale”:
Gli studiosi ancora oggi si chiedono se le vivaci scene raffigurate nelle tombe egizie, specie in quelle dell’Antico Regno, siano rappresentazioni della vita quotidiana che hanno poco a che fare con l’aldilà – spiega Buongarzone – o se il mondo nilotico raffigurato sia una copia celeste della vita terrena, una sorta di paradiso materiale. Tuttavia è indubbio che le scritte di accompagnamento di alcune scene rinviino a un evento oltremondano, come la visita ai Campi di Offerte, al «bell’Occidente» e al «dominio di Hathor». Per molti altri casi, anche apparentemente quotidiani, come la pesca con la rete o l’uccellagione, è dimostrato da alcuni passi significativi dei Testi delle Piramidi che queste scene fanno riferimento a una ben precisa mitologia dell’oltretomba.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente nel sito www.fondazionesancarlo.it, da cui potrà essere scaricata gratuitamente.
A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.