congiuntura-erUnioncamere Emilia-Romagna: “Nell’aprirsi di nuovi scenari legati alla rivoluzione tecnologica che porta alla sharing economy, occorre rilanciare con modalità nuove il rapporto tra imprese, persone e istituzioni del territorio che è stato elemento vincente in questa regione. Il sistema delle Camere di commercio può giocare un ruolo centrale in questa sfida”.

Intesa Sanpaolo: “Continua a crescere il credito alle famiglie, grazie soprattutto ai mutui, stenta quello alle imprese, ma con cenni di ripresa nei prestiti all’industria. Forte sostegno agli investimenti delle imprese”

Confindustria Emilia-Romagna: “Emerge un rallentamento dei principali indicatori, che rimangono comunque per ora positivi. Per sostenere la crescita occorre cogliere tutte le opportunità che si presentano alle imprese innovative e alle loro filiere,  messe in campo da Governo e Regione, dando priorità al sostegno dei progetti di investimento delle aziende”

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In Emilia-Romagna sono chiari i segnali positivi, tuttavia non sufficientemente robusti per essere interpretati come indicatori di un sistema economico che volge al bel tempo.

Il PIL nel 2016 crescerà dell’1 per cento, tanto che l’Emilia-Romagna sarà la prima regione italiana per crescita. Un incremento trainato dall’industria e, soprattutto, dalle esportazioni, a fronte di una stagnazione e della domanda interna.

Questa la principale indicazione dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2016 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

 

La produzione in volume delle piccole e medie imprese dell’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna è cresciuta del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando l’inversione di tendenza in atto. Occorre però tener presente una differenza che si fa marcata se si osservano l’aspetto dimensionale e settoriale: i valori più elevati sono espressi dalle imprese più grandi e da quelle operanti nella ceramica e meccanica. Valori negativi o pressoché nulli invece per le imprese con meno di 10 addetti.

La crescita è stata determinata dalle classi dimensionali più strutturate e orientate all’internazionalizzazione. L’aumento più sostenuto è venuto dalle grandi imprese da 50 a 500 dipendenti (+2,8 per cento), con un miglioramento di 0,7 punti percentuali nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti. L’andamento settoriale è apparso uniforme. La novità più importante è stata rappresentata dal moderato aumento delle industrie della moda (+0,5 per cento). Restano tuttavia alcune criticità, soprattutto nell’ambito della domanda. L’aumento produttivo più sostenuto ha riguardato l’industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto (+3,1 per cento).

Il fatturato ha ricalcato la produzione. Nel secondo trimestre 2016 è stata registrata una crescita del 2,0 per cento rispetto all’analogo periodo 2015, in accelerazione rispetto al trend (+1,7 per cento).

La domanda è cresciuta per il sesto trimestre consecutivo. Il periodo aprile-giugno 2016 si è chiuso con un aumento tendenziale dell’1,5 per cento, in miglioramento rispetto al trend (+0,9 per cento).

 

Continuano a diminuire le imprese attive, oltre 2mila in meno rispetto a fine giugno 2015. Dall’inizio della crisi ad oggi sono diminuite di 20mila unità (-4,6%), nel manifatturiero si sono ridotte del 12%, con cali più sensibili nella ceramica e nell’industria del legno (-20%).

Per quanto riguarda l’occupazione, l’indagine Istat sulle forze di lavoro mostra segnali positivi: 46mila occupati in più rispetto al primo semestre 2015, concentrati nell’agricoltura e nel terziario. Calano però gli occupati nell’industria. Complessivamente le assunzioni hanno superato le cessazioni, anche se il saldo con riferimento ai contratti a tempo indeterminato è negativo (-17.700). Continua a crescere il ricorso ai voucher. Aumenta, di poco, il ricorso alla cassa integrazione.

Nel primo semestre 2016, le esportazioni sono aumentate dell’1,6%. Crescita sopra al 10 per cento per agricoltura e elettronica, variazioni di segno negativo per i metalli e l’automotive. Tra i mercati più importanti, si confermano Francia, Spagna e Regno Unito, tiene la Germania, calano gli Stati Uniti, una flessione riconducibile al settore automotive.

Nel 2015 le imprese regionali esportatrici sono state 23mila, di cui meno di un terzo è esportatrice abituale.

I numeri si prestano a differenti interpretazioni, tra il messaggio positivo che si può trarre e la fragilità di una ripresa sempre più selettiva – afferma il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi – Il rapporto virtuoso tra imprese e territorio, che è sempre stato l’elemento vincente del modello emiliano-romagnolo, indebolito dalla globalizzazione e dalla crisi conseguente, oggi va rilanciato su basi differenti, ibridando e portando a valor comune ciò che sta caratterizzando l’economia di questi anni, gli aspetti positivi connessi alla rivoluzione tecnologica che porta all’industria 4.0 e alla sharing economy. In altre parole, dobbiamo rilanciare con modalità nuove il rapporto tra imprese, persone e Istituzioni del territorio e, in questa sfida, il sistema delle Camere di commercio può giocare un ruolo centrale”.

 

Il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, nel secondo trimestre 2016 ha confermato la ripresa dei prestiti alle famiglie mentre l’andamento di quelli alle imprese è rimasto deludente. In regione, questo dualismo appare più accentuato che a livello nazionale. Per i prestiti alle imprese, come già nel primo trimestre 2016, il miglioramento osservato in precedenza si è interrotto, con una ricaduta in territorio chiaramente negativo (attorno ad una media di -3% nei primi sette mesi del 2016). Tra le componenti del credito alle imprese dell’Emilia-Romagna si notano cenni di ritorno alla crescita dei prestiti all’industria, mentre quelli alle costruzioni restano in forte calo.

Note positive continuano a giungere dai prestiti alle famiglie consumatrici che hanno proseguito nel trend di crescita e sono in aumento da oltre un anno e mezzo, ad un ritmo che, pur modesto (+1%), ha segnato a luglio 2016 un massimo da oltre quattro anni. I mutui residenziali, in particolare, mostrano un significativo rafforzamento, con lo stock che passa dal +0,1% di fine 2015 al +1,1% di giugno 2016. Prosegue, infatti, la robusta dinamica dei finanziamenti alle famiglie per acquisto abitazioni. In Emilia-Romagna i flussi lordi trimestrali sono in crescita continuativamente dalla seconda metà del 2014, con un’accelerazione nel 2015 e un conseguente rallentamento nel 2016, su un ritmo che resta comunque ampiamente a due cifre (+33% nel 2° trimestre 2016 dal +89% dell’ultimo trimestre 2015). Tale dinamica è trainata dai nuovi mutui, mentre surroghe e sostituzioni risultano in frenata (solo il 15% delle erogazioni del 2° trimestre 2016), una percentuale in riduzione rispetto allo scorso anno così come osservato a livello nazionale. Il trend dei nuovi mutui è correlato con la ripresa delle compravendite di immobili residenziali.

L’andamento dei volumi continua a beneficiare delle condizioni favorevoli di accesso al credito, con tassi d’interesse che raggiungono nuovi minimi storici e un’offerta distesa. Tuttavia, il ritmo di emersione delle sofferenze delle imprese resta elevato in Emilia-Romagna, dove il tasso di ingresso in sofferenza è rimasto invariato (+4,4%), in controtendenza col sistema nazionale che vede un calo. Inoltre, l’indice dell’emersione delle sofferenze delle imprese da tre trimestri è sopra la media italiana e questa distanza è in crescita di 60 punti base a giugno 2016. Nel caso delle famiglie consumatrici, invece, il tasso di ingresso in sofferenza è stabile negli ultimi tre trimestri, sotto la media nazionale.

“Il credito in Emilia-Romagna continua a registrare segnali positivi nei finanziamenti alle famiglie, tanto che Intesa Sanpaolo rispetto a due anni fa ha più che triplicati i volumi dei mutui (+212,6%). – commenta Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Continua il trend di crescita nella domanda di credito da parte delle imprese grazie alle attuali favorevoli condizioni del mercato. Nei primi 8 mesi dell’anno Intesa Sanpaolo ha erogato alle imprese emiliano-romagnole 1.215 milioni di finanziamenti a medio lungo termine, con una crescita di circa il 9% rispetto al già straordinario periodo dell’anno precedente, con un aumento negli ultimi due anni del +144%. Da sottolineare l’importante contributo agli investimenti delle imprese, grazie all’iniziativa di Intesa Sanpaolo a valere sulla legge di stabilità 2016 che ha consentito di erogare in Emilia-Romagna nei primi 9 mesi dell’anno oltre 100 milioni di finanziamenti.”

 

“La nostra indagine sulle previsioni delle imprese per la seconda metà del 2016  – dichiara il rappresentante di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Focchi, intervenuto in vece del Presidente Marchesini – evidenzia un clima di fiducia che si va raffreddando e un connesso rallentamento della crescita di produzione, ordini e occupazione. L-analisi congiunturale va letta tenendo presente il peggioramento del contesto economico internazionale, a partire dalle tensioni geopolitiche sempre più intense su cui si scarica il rallentamento della domanda mondiale. Il clima generale è anche condizionato dagli eventi politici ed elettorali italiani e internazionali che potrebbero portare ulteriori incognite”.

Secondo le previsioni per il secondo semestre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna con la propria Indagine semestrale su 647 imprese manifatturiere associate, con un totale di 72.954 addetti e 27,1 miliardi di euro di fatturato – per quanto riguarda la produzione il 31% degli imprenditori intervistati si aspetta un aumento, il 52% una stazionarietà e quasi il 17% una riduzione dei livelli di produzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è di +14,2 punti, in calo di 5 punti percentuali rispetto a quanto registrato ad inizio 2016.

Rallentano le aspettative sull’andamento della domanda totale: il 33% delle imprese si attende un aumento degli ordini e il 50% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +14,2 punti, in calo rispetto al +19 di inizi anno. Peggiorano rispetto a sei mesi fa anche le previsioni  sulla domanda estera: il 31,5% delle imprese si attende un aumento degli ordini provenienti dall’estero, il 52,4% una stazionarietà, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +15,5 punti (era +24,5 punti ad inizio 2016). Sul fronte del mercato del lavoro più di tre imprenditori su quattro ritengono che l’occupazione rimarrà stazionaria, con un saldo ottimisti/pessimisti pari a +6,3 punti (in calo rispetto ai +7,5 punti di inizio anno).

Gli andamenti molto diversificati nelle performances delle imprese, anche nello stesso settore – osserva Maurizio Focchi – dimostrano che le aziende che hanno investito e continuano ad investire in ricerca e innovazione, internazionalizzazione, risorse umane, migliorano la produttività, crescono e sono più competitive.

Nel breve e medio termine le imprese dovranno cercare di cogliere le opportunità che il Governo sta mettendo in campo attraverso una decisa azione per sostenere la crescita e lo sviluppo della competitività del sistema Paese (super-ammortamento, credito d’imposta per la ricerca, Patent Box, Fondo Centrale di Garanzia). Di grande rilievo il Piano nazionale Industria 4.0, che mette a sistema una serie di strumenti che ampliano ulteriormente le opportunità per le imprese, anche in logica di filiere, su cui dovranno convergere anche gli sforzi della Regione Emilia-Romagna.

Nell’immediato – conclude il rappresentante di Confindustria Emilia-Romagnaè però necessario spingere e sostenere con tutti i mezzi possibili i programmi di investimento delle imprese in impianti, macchinari, ricerca e innovazione presentati nell’ambito dei Programmi europei e/o regionali e che, seppure valutati molto positivamente e sopra soglia, non vengono finanziati a causa di risorse limitate e insufficienti. Sui bandi dello SME INSTRUMENT di HORIZON 2020 vi sono 340 progetti di imprese italiane sopra soglia in Fase 2 (205 in Fase 1) non finanziati per mancanza di risorse: si tratta di progetti di eccellenza europea per un valore di più di 500 milioni di euro.  Sul Bando POR-FESR della Regione, che finanzia progetti di ricerca industriale, vi sono altri 120 progetti ammissibili ma non finanziati, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro”.