Domani (martedì 26 luglio) alle 18.30, ai Giardini Ducali di Modena, incontro-reading con Giuseppe Culicchia. Conduce Pierluigi Senatore giornalista di Radio Bruno. A seguire, alle 21.30, l’incontro sul tema “legalità oggi” con magistrati, avvocati e giornalisti.
Giuseppe Culicchia, con molta voglia di giocare e altrettanta di mettersi in gioco, ha dato forma a una sua personalissima versione del Dizionario dei luoghi comuni.
«ADDOMINALI Ciò che conta in un uomo oltre alla carta di credito. Io che non ho mai badato a queste cose, un giorno ho scoperto che avrei dovuto averceli a tartaruga. Sono subito corso a specchiarmi, e ho constatato che invece ce li avevo a foca. Avete presente le foche? Ecco, io ne ho una che dorme beata lí dove dovrebbe esserci una tartaruga. Ora, quanto è tenera una foca addormentata? Perché svegliarla? E come dirle che dovrebbe sloggiare per far posto a una tartaruga?»
«ALIMENTI Un tempo si mangiavano. Oggi si passano. Ma qui preferirei non approfondire».
«ECCELLENZA Sempre italiana».
«SCAMBISTI Non lavorano per le ferrovie».
‘Mi sono perso in un luogo comune’ contiene frammenti di comicità pura, ma anche riflessioni piú malinconiche – sempre all’insegna dell’intelligenza. Un testo che si può leggere come si vuole: rispettando l’ordine alfabetico o aprendo le pagine a caso, divorandolo in una sola notte o a poche pillole al giorno. Comunque lo si affronti, ci si vedrà allo specchio, perché è un ritratto di tutti noi, sorpresi – nei nostri salotti reali o immaginari – a parlare senza pensare davvero, pronunciando frasi impronunciabili.
Ma quanto siamo stupidi? E soprattutto: come? Inutile girarci intorno: ogni volta che ci scappa una frase fatta, è l’ottusità del mondo che si sta impossessando di noi. Basta ascoltare le conversazioni sui tram, guardare i telegiornali, partecipare alle cene di sedicenti intellettuali. Oppure, semplicemente ascoltare ciò che ci esce di bocca. È questo che ha fatto Giuseppe Culicchia: con molta voglia di giocare e altrettanta di mettersi in gioco, ha dato forma a una sua personalissima versione del Dizionario dei luoghi comuni. Perché capita a ciascuno di noi, molte volte al giorno, di perdersi in un luogo comune. E questo libro ci farà ridere, prima di tutto di noi stessi. Mi sono perso in un luogo comune contiene frammenti di comicità pura, ma anche riflessioni piú malinconiche – sempre all’insegna dell’intelligenza. Un testo che si può leggere come si vuole: rispettando l’ordine alfabetico o aprendo le pagine a caso, divorandolo in una sola notte o a poche pillole al giorno. Comunque lo si affronti, ci si vedrà allo specchio, perché è un ritratto di tutti noi, sorpresi – nei nostri salotti reali o immaginari – a parlare senza pensare davvero, pronunciando frasi impronunciabili.
Giuseppe Culicchia (Torino 1965) ha pubblicato il suo primo romanzo Tutti giú per terra nel 1994 (Premio Grinzane Cavour Autore esordiente 1995). Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il paese delle meraviglie (Garzanti 2004) e il fortunato Torino è casa mia (Laterza 2005). Per Einaudi ha tradotto American Psycho e Lunar Park di Bret Easton Ellis e ha pubblicato Ritorno a Torino dei signori Tornio (2007) e Mi sono perso in un luogo comune (2016).