Anche nel settore ceramico e metalmeccanico si utilizzano cooperative per abbassare impropriamente il costo del lavoro, come avviene nella lavorazione carni. Il tavolo convocato dalla Provincia potrebbe, perciò, servire, oltre che a prendere coscienza di un fenomeno molto diffuso, a concordare un protocollo che vincoli istituzioni, sindacati e imprenditori al rispetto delle regole. Lo afferma la Cisl Emilia Centrale in vista dell’incontro convocato per lunedì prossimo 29 febbraio dal presidente della Provincia Gian Carlo Muzzarelli a seguito della vertenza Castelfrigo. «Da anni contrastiamo le aziende di tutti i settori che appaltano lavorazioni a cooperative “di comodo”, le quali hanno un costo per unità di manodopera inferiore spesso del 30-40 per cento a quello dei propri dipendenti diretti – dichiara il segretario generale della Cisl Emilia Centrale William Ballotta – Si utilizza la forma giuridica cooperativa per eludere i contratti nazionali di lavoro, corrispondere trattamenti economici spesso elusivi della norme della tassazione (trasferte, rimborsi a piè di lista) e pagare un numero di ore inferiore a quelle effettivamente lavorate». Ballotta ricorda che le cooperative sono sempre più usate nelle filiere produttive delle imprese industriali. «Si è partiti con le pulizie, poi si è passati al magazzino e logistica, fino ad arrivare alla produzione vera e propria – sottolinea il segretario Cisl – Quello che abbiamo visto alla Castelfrigo con la lavorazione della carne, avviene anche nelle linee di montaggio metalmeccaniche e nelle catene di produzione delle piastrelle ceramiche. L’esplosione di questo fenomeno impone oggi a tutti di assumere la responsabilità di trovare una soluzione. Fa bene, perciò, Muzzarelli a convocare le parti sociali». Per Ballotta, tuttavia, non si può prescindere dal riconoscimento di tutti i diritti ai lavoratori interessati, così come bisogna rispettare chi non intende aderire agli scioperi: «Su questo non possiamo, né vogliamo, tornare indietro di 40 anni». Il segretario Cisl auspica la collaborazione delle associazioni imprenditoriali, alle quali si chiede di svolgere un ruolo di educazione e dissuasione nei confronti dei propri associati. «Proponiamo un protocollo che obblighi all’applicazione corretta dei contratti nazionali, al rispetto della clausola sociale, alla regolarità e legalità. Noi sosteniamo che anche le imprese dovrebbero chiedere il Durc (documento unico di regolarità contributiva) ai loro fornitori, così come avviene negli appalti per i lavori pubblici. Se ci sono le volontà si può voltare pagina. In caso contrario vertenze come quella della Castelfrigo aumenteranno, ma soprattutto il rischio – conclude il segretario della Cisl Emilia Centrale – è che il nostro mercato del lavoro si destrutturi verso il basso con aziende che andranno a scegliersi di volta in volta il contratto più vantaggioso. Una prospettiva francamente inaccettabile».