Si sta rivelando buona la partenza del mercato immobiliare nel 2016: nel mese di gennaio, stando ai dati raccolti su un significativo panel di agenzie immobiliari della provincia di Modena, si è assistito ad un incremento, pari a circa l’1,5%, del volume di vendite sul gennaio 2015, mentre il prezzo medio delle abitazioni, in calo ulteriore di quasi un punto percentuale, si attesta in una forbice compresa tra 1200,00 e 2200,00 euro, con un costo medio dell’usato a Modena di 1550,00 euro ed in provincia di 1025,00 euro, e un costo medio del nuovo nel capoluogo pari a 2450,00 euro contro i 1800,00 in provincia.
‘Si tratta di dati confortanti – commenta Raffaele Vosino, presidente provinciale di Fimaa-Confcommercio – che confermano come la ripresa del mercato immobiliare, in atto da mesi, si stia irrobustendo, in particolare grazie all’andamento nel segmento del residenziale, anche se le nubi continuano ad essere dense sulle nuove abitazioni e soprattutto sul settore commerciale/produttivo, penalizzato com’è dall’effetto congiunto di stagnazione economica e tassazione pesantissima’.
‘Come avevamo osservato nel quarto trimestre del 2015 – osserva Vosino – il calo dei prezzi delle abitazioni è stato meno marcato rispetto ai precedenti mesi, ma questo, anche grazie ad una riduzione del costo del denaro e ad un incremento dei tassi fiducia tra i consumatori, ha comunque prodotto un aumento, seppur lieve, nel numero di compravendite immobiliari residenziali, con quasi esclusivo riferimento all’usato’.
Timidissimi continuano invece ad essere i segnali di risveglio nelle transazioni – sia vendite che affitti – di capannoni, negozi e botteghe: va meglio il commerciale, che recupera a gennaio circa l’1%, il mercato dei capannoni industriali è invece sostanzialmente fermo, mentre quello dei capannoni artigianali segna un rialzo, che non raggiunge lo 0,5%, sul gennaio del 2015.
‘Imu e Tasi – precisa Vosino – continuano, in un contesto economico non favorevole, a rappresentare un forte freno ad una ripresa degli scambi immobiliari nel comparto non residenziale, e va detto come, relativamente al settore commerciale, vediamo un numero crescente di unità immobiliari che rimangono inutilizzate per molti mesi, con la conseguenza di un graduale depauperamento del tessuto commerciale, in special modo delle nostre periferie’.
Ed è proprio nell’ottica di frenare il fenomeno dell’abbandono o della delocalizzazione commerciale, già in atto in tanti comuni del nostro territorio, che Confcommercio ha lanciato l’idea di introdurre la cedolare secca sulle locazioni commerciali. “Una misura, questa – conclude Vosino – in grado di calmierare il prezzo degli affitti, agendo, da un lato sulla pressione fiscale per il locatore e dall’altro sul superamento del meccanismo dell’incremento del canone, compresa la rivalutazione Istat, per il conduttore”.