“Credo sia stato un momento importante, che apre una finestra su ampie, importanti prospettive che in Appennino possono rivestire un grande ruolo per il presente e il prossimo futuro”. Così il Sindaco di Castelnovo Monti e Presidente dell’Unione dei Comuni dell’Appennino Reggiano, Enrico Bini, commenta il convegno svoltosi a Castelnovo nei giorni scorsi, intitolato “Nuove opportunità per la montagna con il Piano forestale e Piano di sviluppo rurale 2014-2020”, e organizzato dall’Ente Parchi Emilia Centrale in collaborazione con l’Unione dei Comuni dell’Appennino Reggiano, l’Uncem e la Regione. All’incontro hanno preso parte oltre a Bini, il Presidente dell’Ente Parchi Emilia Centrale Giovanni Battista Pasini, l’assessore alla forestazione dell’Unione Aronne Ruffini, Fausto Ambrosini, responsabile della gestione dei programmi di forestazione della Regione, Valerio Fioravanti, direttore dell’Ente Parchi Emilia Centrale, Leonarda Livierato e Roberto Barbantini dell’Unione montana, e Giuseppe Vignali, Direttore del Parco nazionale. Sul convegno aggiunge Aronne Ruffini, vice Sindaco di Vetto che ha contribuito ad organizzare l’evento: “Sul tema della gestione forestale si gioca una parte importante del futuro del nostro territorio. Dalla corretta manutenzione, da un uso del bosco in linea con quelle tradizioni che hanno consentito ai nostri avi di trasmetterci integro questo patrimonio, ma anche da utilizzi nuovi e compatibili, che vadano ad esplorare settori moderni e tecnologici, possono infatti derivare ricadute socio economiche molto positive per l’Appennino. Viceversa, da un suo abbandono, da una trascuratezza verso questo patrimonio, a cui purtroppo oggi si assiste in vaste zone della montagna, derivano già ora grossi problemi, sia per quanto riguarda la salute stessa delle specie arboree, ma anche per temi di forte ed immediato impatto su numerosi altri settori: il dissesto idrogeologico, solo per citarne uno”. Nel corso del convegno si è parlato delle possibilità di allestire in montagna una filiera che alimenti anche fonti di energia rinnovabile, un tema quanto mai attuale. Conclude Ruffini: “Quando si parla di un rinnovato “uso del bosco” c’è sempre il rischio di evocare in alcune persone timori di attività che impoveriscano o rovinino l’ambiente. La realtà è che negli ultimi anni l’Appennino, è sotto gli occhi di tutti, ha visto il bosco riguadagnare molte aree che un tempo erano agricole. E il bosco lasciato a sé stesso non è un bosco che automaticamente gode di buone condizioni. Da noi la tradizione ha tramandato l’uso del “bosco coltivato”, curato e gestito con attenzione, come è stato fatto per secoli. Infatti il rapporto tra l’uomo e l’ambiente boschivo in Appennino è anche un elemento storico importante, che dal medioevo ha lasciato testimonianze fino a noi, ad esempio attraverso l’esistenza degli “usi civici”, associazioni popolari, collettive, che avevano ed hanno il compito di gestire il patrimonio boschivo di loro proprietà, e quindi di proprietà dei paesi e borghi appenninici. Istituzioni che esistono fin dai tempi di Matilde di Canossa. Pensare oggi ad uno sviluppo del territorio montano strettamente legato ad una gestione moderna ed innovativa di questo patrimonio è non solo importante, ma anche urgente. Ecologia, biodiversità, energie rinnovabili, paesaggio, fruizione turistica, collaborazione tra pubblico e privato, prevenzione del dissesto, servizi eco sistemici, qualità dell’ambiente: sono tutti aspetti che si intrecciano a questo tema, ed è un bene che su questi dialoghino le numerose realtà, tra pubblico e privato, che possono valorizzare al meglio tutte queste opportunità”.