Finalmente una inversione di tendenza in Emilia-Romagna. Dopo una pesante recessione durata tre anni, si vedono chiari segnali di risveglio, che potrebbero preludere a una fase di crescita duratura. Salgono produzione, vendite, ordini, e non mancano riflessi positivi sull’occupazione.
L’Emilia-Romagna mostra sempre un differenziale positivo rispetto al resto del Paese di qualche punto decimale: questo consentirà di crescere dell’uno per cento nell’anno in corso, stima che potrebbe anche essere rivista al rialzo.
Sarà ancora il comparto manifatturiero a trainare l’economia regionale nel prossimo biennio: nel 2015 la crescita dell’industria sarà di poco inferiore al 2 per cento, nel 2016 sfiorerà il 3 per cento.
Queste le principali indicazioni dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2015 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
La produzione in volume delle piccole e medie imprese dell’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna è cresciuta del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando l’inversione di tendenza registrata nel primo trimestre. L’aumento è ben superiore a quello dell’Italia (+0,5%), ma anche alle variazioni di Veneto e Lombardia. Solo il Piemonte ha fatto meglio.
La crescita produttiva è stata determinata da tutte le classi dimensionali, ma soprattutto da quelle più strutturate, maggiormente orientate all’internazionalizzazione.
Per le piccole imprese, così come quelle artigiane, la situazione è meno rosea: faticano ancora passare dal segno negativo a quello positivo. L’aumento di produzione è stato sostanzialmente insignificante (+0,1 per cento), tuttavia in contro tendenza rispetto al trend (-2,0 per cento).
L’andamento settoriale non è apparso uniforme, e non è una novità, con attività già fuori dalla recessione e altre che continuano a non vedere spiragli di luce. In questo senso, le industrie della moda (-0,8 per cento) assieme all’eterogeneo gruppo delle “altre imprese” (-0,1 per cento), che include, tra le altre, chimica, carta-stampa-editoria e lavorazione dei minerali non metalliferi. L’aumento produttivo più sostenuto ha riguardato ancora l’industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto (+5,8 per cento).
Il 2015 è ancora un anno difficile per le costruzioni, una boccata di ossigeno è attesa per il 2016.
Il fatturato ha ricalcato quanto registrato per la produzione. Nel secondo trimestre 2015 è stata registrata una crescita del 2,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014, in accelerazione rispetto all’incremento del l’1,7 per cento dei primi tre mesi.
Dello stesso tenore di produzione e fatturato, è la domanda, che è nuovamente in salita (+1,4 per cento).
Il miglioramento del quadro congiunturale ha riguardato un numero abbastanza ampio di imprese, il 41 per cento delle intervistate ha segnalato un aumento dei livelli produttivi, contro un 22 per cento che ha indicato una contrazione.
Il commercio con l’estero costituisce ancora il principale fattore di crescita delle nostre imprese. Secondo i dati dell’Istat, nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni regionali sono aumentate del 4,4 per cento. L’Emilia-Romagna si conferma la terza regione esportatrice, con una quota del 13,3 per cento sul totale export nazionale.
Molto bene la meccanica, buon risultato anche dalla ceramica. Stentano, anche se in aumento, il sistema moda e l’industria del legno, diminuiscono le vendite all’estero dei prodotti in metallo.
L’analisi per mercato di destinazione evidenzia come la crescita sia in larga parte attribuibile alle vendite negli Stati Uniti, mentre flettono o stagnano le esportazioni verso Germania e Francia.
Non si allineano a questa tendenza e sono ancora negativi i dati della demografia delle imprese: nel secondo trimestre 2015 il saldo fra iscrizioni e cessazioni dell’industria in senso stretto è risultato negativo per 48 imprese, in misura tuttavia più contenuta rispetto al passivo di 478 rilevato nell’analogo trimestre del 2014.
A fine giugno 2015 le imprese attive dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna sono ammontate a 46.866, con una diminuzione dell’1,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014. Si è posto in territorio positivo il solo comparto energetico.
Ad aumentare sono solo le società di capitale (+1,1 per cento), tengono meglio le imprese straniere (-0,1 per cento) rispetto a quelle con titolare italiano (-1,7 per cento).
Per quanto concerne l’occupazione, invece l’indagine Istat sulle forze di lavoro ha registrato un andamento espansivo. Nel secondo trimestre del 2015 è stata registrata una crescita del 6,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014, che è equivalsa a circa 33.000 addetti.
Anche per gli ammortizzatori sociali, nei primi sette mesi del 2015 le ore autorizzate, tra ordinaria, straordinaria e in deroga, sono molto diminuite rispetto a un anno prima (-34 per cento).
“I numeri certificano un’inversione di tendenza, incoraggiata da alcuni fattori favorevoli del contesto internazionale, ma anche dalla capacità competitiva del sistema industriale regionale che rimane a vocazione manifatturiera – afferma il Vicepresidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto Zambianchi – Sono ancora troppe le incognite per poter parlare di ripresa, ma sembrano potersi aprire nuovi scenari per l’economia regionale. E’ certo che questi numeri segnano una discontinuità che per trasformarsi in una continuità positiva deve essere coltivata con azioni e strategie mirate e non abbandonata al suo destino, condizionata solamente da fattori esogeni. È il momento giusto per realizzare queste azioni. Per il sistema camerale questo significa continuare a rafforzare le condizioni per accompagnare un numero sempre maggiore di imprese a cogliere opportunità puntando su alcuni fattori e investendo su progetti come il temporary export manager e le reti d’impresa per raggiungere l’indispensabile strategica dimensione per competere”.
Il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, continua a mostrare segni di graduale miglioramento, sulla scia della ripresa dell’economia. Per il complesso dei prestiti a famiglie e imprese, i mesi centrali dell’anno hanno visto una progressiva stabilizzazione dei volumi, che prelude ad una prossima svolta in positivo. La variazione annua, infatti, a luglio si è avvicinata allo zero, dopo un rallentamento del calo lungo il primo semestre. In dettaglio, il complesso dei prestiti a famiglie e imprese della Regione ha mostrato una variazione di -0,2% a luglio (stimata su dati Banca d’Italia), il miglior dato da oltre tre anni, che fa seguito ad un calo dell’1,1% (anno su anno) in media nel primo semestre 2015. L’andamento beneficia del rallentamento del calo dei prestiti alle imprese, che a luglio si è fermato a -0,3%, più contenuto rispetto al sistema Italia come già osservato con continuità da metà 2013. A partire dai mesi primaverili, in Regione si è registrato un miglioramento più rapido rispetto alla media nazionale.
I prestiti alle famiglie consumatrici hanno svoltato in positivo già da marzo, con una crescita dello stock per ora modesta ma continua (+0,2% in media da marzo a luglio). L’andamento osservato in Emilia Romagna è in linea con quello nazionale, confermandosi solo marginalmente più moderato. Il ritorno alla crescita degli stock segue l’accelerazione registrata dalle nuove erogazioni di finanziamenti per acquisto abitazioni, in aumento di oltre il 50% in media nel primo semestre 2015.
A livello provinciale per i prestiti alle imprese il quadro resta caratterizzato da andamenti misti. In generale, per tutte le province si osserva un trend di miglioramento da inizio anno, pur con diverse intensità, e in alcuni casi si notano segni preliminari di ritorno in positivo nei mesi estivi. Considerando la dinamica media da inizio 2015, allo scopo di smussare i casi di elevata variabilità mensile, le dinamiche migliori si osservano a Bologna e Reggio Emilia, solo lievemente negative nei sette mesi da gennaio a luglio (-0,2% e -0,4% la stima su dati Banca d’Italia). Cali moderati si sono avuti a Ravenna (-0,8% nei sette mesi) e a Modena (-1%). Agli estremi si posizionano Ferrara e Forlì-Cesena, che hanno registrato le flessioni più forti (-3,9% e -3,5% nell’ordine in media nei sette mesi). Le altre province si attestano su variazioni tra il -2% e il -3%.
Anche per i prestiti alle famiglie consumatrici si osservano miglioramenti significativi e particolarmente evidenti per Parma, Modena e Bologna, tornate in crescita nel corso dei primi sette mesi dell’anno, con variazioni positive in media nel periodo dell’1,1%, 0,7% e 0,4% nell’ordine. Le altre province sono rimaste solo lievemente in negativo nei sette mesi considerati, con variazioni posizionate tra il -0,3% di Rimini e il -0,7% di Ravenna.
L’andamento dei volumi sta beneficiando del miglioramento delle condizioni di accesso al credito, con l’offerta che si è fatta prudentemente più distesa, accompagnata dal risveglio della domanda, in particolare da parte delle imprese manifatturiere, mentre prosegue il momento favorevole dei mutui alle famiglie. Tuttavia, il ritmo di emersione delle nuove sofferenze resta elevato. In Regione, il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è rimasto stabile nel 2° trimestre 2015, poco sopra il 4%, sui valori registrati nei due trimestri precedenti, dopo essere sceso sotto la soglia del 4% nel terzo trimestre 2014. L’indice dell’emersione delle nuove sofferenze delle imprese si è confermato più basso della media nazionale, di 30 punti base. Nel caso delle famiglie consumatrici, per il terzo trimestre consecutivo si è registrato un tasso di ingresso in sofferenza dell’1,6%, superiore all’1,3% segnato in precedenza. Di conseguenza, l’indice riferito al complesso della clientela bancaria si è stabilizzato sul 3,3% (dato relativo al settore non finanziario dell’Emilia-Romagna).
“Dopo tre anni di calo dei finanziamenti, il credito in Emilia Romagna inverte la rotta e si stabilizza, registrando segnali positivi nei finanziamenti alle famiglie dove la domanda continua ad essere vivace. – commenta Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – In prospettiva, è atteso il proseguimento del miglioramento delle condizioni del mercato creditizio, come segnalato dalle indagini campionarie secondo cui la domanda di prestiti da parte delle imprese è tornata in aumento nel complesso, dopo il riavvio di quella proveniente dalle famiglie. Porto ad esempio un nostro dato positivo: dal 1 gennaio al 30 settembre le banche di Intesa Sanpaolo del nostro territorio hanno concesso finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese per 1 miliardo e 706 milioni, contro i 685 milioni dello stesso periodo del 2014. Di questi, il 43 per cento è per investimenti. Per fare ripartire il territorio dell’Emilia-Romagna – continua Severini – mai come ora vi sono condizioni favorevoli di mercato, quali una positiva liquidità, tassi e condizioni concorrenziali e decisamente convenienti per ricominciare ad investire.”
“Si consolida il clima positivo, con risultati tangibili circa produzione, ordini e occupazione. Anche le previsioni sino a dicembre 2015 – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini – sono positive, ma fanno emergere, dopo un primo semestre positivo, un possibile ridimensionamento delle attese di crescita sull’andamento della domanda. Sinora le imprese, specie quelle con una maggiore propensione all’export, hanno beneficiato di fattori favorevoli come il valore dell’euro rispetto al dollaro, la riduzione del costo del petrolio e in generale dei costi delle materie prime. Una situazione che, però, potrebbe cambiare nei prossimi mesi, in ragione dei segnali di rallentamento della crescita mondiale”.
Secondo le previsioni per il secondo semestre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna con la propria Indagine semestrale su 680 imprese manifatturiere per un totale di 75.145 addetti e circa 26,5 miliardi di euro di fatturato – per quanto riguarda la produzione il 35 per cento degli imprenditori si aspetta un aumento, poco meno della metà si attende stazionarietà e il 15 per cento una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è di +19,4 punti, in linea con quanto registrato ad inizio anno.
Rallentano le aspettative sull’andamento della domanda totale: il 34 per cento delle imprese si attende un aumento degli ordini, il 50,5% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +18,2 punti, in calo rispetto ad inizio anno. Più caute le aspettative sulla domanda estera: solo il 31,5 per cento degli intervistati si attende una crescita, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +17,2 punti (erano +26,5 punti a inizio 2015). Sul fronte del mercato del lavoro il 73,4% degli imprenditori ritiene che l’occupazione rimarrà stazionaria nella seconda metà del 2015, con un saldo ottimisti-pessimisti di 8,9 punti (era 9,2 ad inizio anno).
“L’economia dell’Emilia-Romagna – osserva il Presidente di Confindustria regionale – si troverà, con ogni probabilità, ad affrontare fluttuazioni congiunturali dovute alla frenata dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e soprattutto Cina), alle recenti dinamiche in Germania e in generale alle incertezze geopolitiche in varie aree del mondo. Il rischio è che le esportazioni non abbiano più quell’effetto compensativo, pur parziale, che hanno avuto sinora rispetto ad una domanda interna che, pur mostrando segnali di lieve ripresa, rimane debole sia sul fronte dei consumi sia degli investimenti.
È quindi indispensabile proseguire con scelte politiche nazionali e regionali orientate alla crescita e allo sviluppo, in grado di consolidare il clima di fiducia di famiglie e imprese. Ad oggi il più concreto segnale in questa direzione viene dagli effetti del Jobs Act e degli interventi che incentivano le assunzioni, che vanno confermati. L’intervento annunciato dal Governo sui super ammortamenti è certamente valido: molto importante sarà la sua attuazione in riferimento alla tipologia e alle tempistiche degli investimenti delle imprese. Questo intervento straordinario andrà accompagnato da misure strutturali di sostegno alla competitività delle imprese, in particolare il taglio dell’Ires e il rafforzamento del credito d’imposta per ricerca e sviluppo.
Naturalmente queste scelte dovranno essere accompagnate dall’indispensabile recupero di produttività affidato alla volontà e responsabilità delle parti sociali, grazie ad un’intesa che ci auguriamo tempestiva.
In questo quadro al Governo regionale – conclude il Presidente Marchesini – proponiamo di rafforzare il già evidente impegno al rilancio dell’economia con 5 azioni: rafforzare la propensione agli investimenti delle imprese, soprattutto in ricerca, innovazione e sviluppo sostenibile; sbloccare gli investimenti pubblici infrastrutturali e di rilancio dell’edilizia, per sostenere la domanda di questo settore e delle filiere manifatturiere, in prospettiva di medio-lungo termine; intensificare gli investimenti sull’attrattività del territorio per allargare e qualificare la base produttiva, partendo dalla piena attuazione della Legge regionale; qualificare gli investimenti sulle risorse umane, concentrando risorse su esperienze di formazione duale e nuovi percorsi formativi degli ITS-Istituti Tecnici Superiori; investire sulla semplificazione procedurale e amministrativa in tutti i settori, a partire dall’urbanistica e territorio, per superare la crescente incertezza normativa e discrezionalità interpretativa”.
Immagine: Severini, Zambianchi, Marchesini