In occasione delle Giornate nazionali del Contemporaneo, l’Istituzione Villa Smeraldi-Museo della Civiltà Contadina presenta, in collaborazione con l’Associazione Culturale Spazio Lavì!, la mostra delle opere di Dona Jalufka e Paula Metallo “Mogli e buoi… Tradizione e integrazione” che verrà inaugurata sabato 10 ottobre alle ore 17.
Nelle sale espositive della Villa, fino alla fine di ottobre saranno in mostra vedere le opere delle due artiste americane che affrontano le tematiche dell’integrazione delle culture anche in relazione alla storia del nostro passato. La relazione è la protagonista di questo racconto a due. Passato/presente, uomo/donna, maschile/femminile, aggregazione/disgregazione, lontananza/vicinanza e un’altra infinità di varianti, come pubblico/privato, tradizione/modernità, vengono indagate per cercare di infrangere confini, eliminare frontiere.
Il punto di partenza delle due artiste è un proverbio italiano che ribadisce il precetto patriarcale di tenere uniti il luogo di lavoro con la creazione autoctona della famiglia. Proverbio che possiamo assimilare ad altri presenti nella lingua inglese, francese e tedesca.
I lavori presentati da Paula Metallo sono collegati tra loro sintatticamente in un linguaggio complesso, che prevede mezzi espressivi apparentemente distanti, ma che è totalmente coerente. L’impronta stilistica rivela, infatti, la discendenza prolifica dall’arte del Rauschenberg degli anni ’80/’90 che, a sua volta, traeva linfa vitale dalla realtà americana. Qui gli objets trouvés si fondono invece a narrare il paesaggio del territorio marchigiano, imbevuto di cultura contadina.
Così il lavoro di Dona Jalufka, artista di origini texane, che ha sempre mescolato fotografia, pittura e installazioni, evidenzia con questo continuo cambio di pelle la sua capacità di reintrepretare metaforicamente il reale. La sua indagine segue vari momenti della vita contadina: il lavoro, la preghiera, la festa, la morte.
Con un altro cambio di passo Dona Jalufka ci riporta al tema di un’altra relazione: tra i luoghi e la “donna della vita”, ovvero la moglie scelta per continuare la stirpe. Le donne, in un passato non molto lontano, erano il centro della famiglia, pilastri dell’economia rurale, ma quasi sempre lavoratrici invisibili, impegnate in tutte le attività, dalla cura del bestiame ai lavori agricoli, alla crescita dei figli. Donne anche molto limitate dalle norme della tradizione e dalla paura di entrare in conflitto con la cultura di origine. La maggior parte di quelle donne “qualunque”che fino al secolo scorso si erano sposate attraverso l’intermediazione di un sensale, oggi liberano le proprie scelte, condividono spazi, luoghi, pensieri, decisioni e progetti con il loro compagno. Paula Metallo con una mirabile invenzione, al limite del fantasy game, trasforma con leggerezza proprio il carro, il biroccio del matrimonio allestito per il primo viaggio della donna verso la casa dello sposo, divenuto un lievissimo carro di velo dipinto.
Le due artiste si sono messe in gioco, nel lavoro come nella vita. Per loro sposare un’altra cultura è stata una scelta non un destino.