“Home restaurant? C’è da regolarizzarsi, lo prevede il Ministero. Altrimenti è un’attività abusiva a tutti gli effetti. Il rischio è quello di incentivare un tipo di ristorazione parallela, che ha ben poco di legale ed è lontana dai parametri di sicurezza igienico sanitaria, fatta da imprese irregolari che esercitano al di fuori di ogni controllo.” Gianfranco Zinani, imprenditore e presidente di Fiepet Modena, l’associazione degli esercenti pubblici e turistici di Confesercenti, si esprime in questo modo rispetto al fenomeno dell’home restaurant – che per altro sembra manifestarsi anche sul territorio modenese – e cioè la possibilità di esercitare attività di ristorazione presso abitazioni private, in cambio di un contributo economico.
Zinani fa notare che secondo il MISE, l’attività in questione anche se esercitata solo in alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come attività di somministrazione di alimenti e bevande, in quanto, sebbene i locali in cui i prodotti vengono preparati e serviti siano privati, sono comunque locali attrezzati aperti alla clientela. “Non si può parlare che di clientela quindi – aggiunge Zinani – dal momento che la fornitura delle prestazioni comporta il pagamento di un corrispettivo e quindi sostiene il MISE (risoluzione n°50481) anche con l’innovativa modalità l’attività di home restaurant si esplica quale attività economica in senso proprio. Di conseguenza non può considerarsi un’attività libera e pertanto dovrà essere assoggettata alla previsione normativa applicabile ai soggetti che esercitano attività di somministrazione di alimenti e bevande”
“In linea pertanto con quanto affermato dal ministero – tiene ad evidenziare il rpesidente di Fiepet Modena – per avviare un’attività di Home Restaurant occorrerà presentare requisiti di onorabilità per l’esercizio di un’attività di somministrazione, acquisire requisiti professionali e presentare la SCIA al Comune competente, oltre ovviamente ad essere in regola con quelli igienico sanitari previsti dall’Asl.”
“Il mancato rispetto di quanto stabilito dal Ministero anche in materia di home restaurant, rischia di generare un mondo sommerso di attività che fanno somministrazione parallela, senza osservare nessuna delle norme a cui sono tenuti tutti gli esercizi che lavorano legalmente. Concorrenza sleale, a tutti gli effetti, che crea una distorsione del mercato ai danni delle imprese in regola che investono tempo e denaro per avere requisiti e tutte le certificazioni necessarie – igienico-sanitarie, di sorvegli abilità dei locali, etc. – che la legge richiede a ristoratori e pubblici esercizi per tutelare la salute e la sicurezza del consumatore”, conclude Zinani.