Con lo sciopero di venerdì 11 settembre 2015 in SETA si è registrato un risultato importante dal punto di vista dell’adesione da parte degli autoferrotranvieri di Reggio Emilia, Modena e Piacenza dipendenti dall’azienda. Riteniamo che sia arrivato un segnale forte e chiaro al nuovo gruppo dirigente dell’azienda sulla necessità di coinvolgere il lavoro nei processi di cambiamento: ci aspettiamo che SETA apra un confronto con la rappresentanza dei lavoratori sui temi al centro della vertenza (piano industriale, sicurezza e manutenzione dei mezzi, ecc.).
La partita comunque non si giocherà solo su un terreno aziendale che potrebbe diventare impraticabile per le scelte degli Enti locali proprietari di questa azienda.
In questi giorni è in discussione un documento per la gestione del TPL nei bacini di Modena, Reggio Emilia e Piacenza fra comune e provincia di Modena, comune e provincia di Reggio e comune di Piacenza che contiene un punto per noi inquietante: visto che si prevede la possibilità che SETA annulli i contratti aziendali vigenti nei singoli bacini, azzerando anni di contrattazione aziendale fra le vecchie aziende e le organizzazioni sindacali territoriali.
Se questa è l’intenzione dei sindaci, dei presidenti di provincia noi la consideriamo una scelta sciagurata che contrasteremo con tutte le nostre forze per rispedirla al mittente.
Chiediamo all’Assessore regionale ai Trasporti Donini di svolgere la sua parte non assecondando questa follia e di ricoprire il suo ruolo di regista del sistema, anche alla luce delle risorse che la Regione mette a disposizione del Tpl.
Qualcuno vuole scaricare sui lavoratori le proprie incapacità di governo del sistema del Tpl che si sono accumulate in questi anni; a partire dalla scelta dei gruppi dirigenti inadeguati che si sono succeduti in azienda. Così come l’idea che esiste ancora la possibilità di avere “l’azienda del sindaco” è vecchia e superata dai fatti, invece di occuparsi di programmare ed incentivare attraverso scelte di politica trasportistica/urbanistica l’utilizzo del mezzo pubblico sul loro territorio.
Le operazioni che si sono realizzate in questi anni in Emilia Romagna guardavano a un modello di aziende aggregate con l’idea di fondo di una unica azienda regionale del ferro e della gomma di proprietà pubblica: un modello emiliano romagnolo di sviluppo del servizio pubblico alternativo a quello portato avanti da vari governi centrali basato sui tagli di risorse e sulla dismissione del sistema fondato sulle aziende pubbliche. Buon esempio di questa politica è sicuramente la gara del ferro che ha visto al centro una politica di investimento rispetto ai materiali rotabili da mettere a disposizione dei cittadini, e nel contempo la salvaguardia delle condizioni di lavoro di coloro che operano nel sistema attraverso la sottoscrizione della clausola sociale.
Qui in SETA invece si vuole passare tramite l’azzeramento dei diritti dei lavoratori per coprire l’incapacità di creare un’azienda industrialmente capace di rispondere ai bisogni dei cittadini dei territori di Modena, Reggio e Piacenza.
Noi metteremo in campo tutte le azioni possibili – a partire da un’ulteriore sciopero, nel pieno rispetto delle norme di Legge – perché si riattivi un percorso virtuoso basato su un piano industriale vero di una azienda unica che possa essere pronta ad affrontare sia la gara sull’affidamento nei propri bacini ma anche far parte integrante di un sistema che possa garantire un trasporto di qualità nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini di questa regione.
(Le Segreterie Regionali dell’Emilia Romagna FILT-CGIL, FIT-CISL, UILTRASPORTI, UGL A, FAISA-CISAL)