In Europa l’acqua divora 970 milioni di tonnellate di suolo all’anno. Di questa problematica ci parla Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e presidente di Europa dei Diritti. In Europa ogni anno vengono persi circa 600 milioni di metri cubi di terreno, quanto un’area profonda un metro della grandezza di Berlino. Ed è tanto grave se si pensa che ci vogliono cento anni affinchè se ne formi solo un centimetro. L’Italia è il Paese più soggetto a questo, con 8,46 tonnellate per ettaro perse, seguita da Slovenia (7,43) e Austria (7,19). I dati provengono da uno studio del Joint research centre della Commissione Ue e che sarà pubblicato a dicembre su Environmental Science & Policy. Poichè la perdita di terreno si ripercuote su ecosistemi, produzione alimentare, acqua potabile, stock di carbonio e biodiversità, l’Ue ritiene necessarie misure di protezione, come una gestione più sostenibile del territorio, e ha messo questo problema al centro della sua agenda ambientale. Gli autori dello studio raccomandano che misure di protezione si concentrino sul 24% del suolo europeo che perde in media due tonnellate per ettaro. L’erosione da parte dell’acqua, spiegano i ricercatori, è legata a diversi fattori, tra cui precipitazioni, tipologia del terreno e uso e gestione del territorio da parte dell’uomo. Il mix tra piogge e ripidi pendii è naturalmente la causa peggiore ma lo studio sottolinea come una minaccia forte arrivi dai terreni agricoli: le terre coltivate, con un tasso di erosione pari a 3,24 tonnellate per ettaro, rappresentano il 68,3% delle perdite totali di suolo; nelle aree ricoperte dalle foreste, al contrario, si verifica meno dell’1% dell’erosione. Secondo le stime, la perdita del suolo per erosione idrica dovrebbe diminuire dal 2050, ma – avverte lo studio – senza una gestione più sostenibile del territorio questa previsione potrebbe non realizzarsi, soprattutto alla luce delle pressioni per aumentare le coltivazioni per la produzione di cibo e biocarburanti e per l’aumento atteso dell’erosività dalle piogge (+10-15% entro il 2050) legato ai cambiamenti del clima.