Si è svolto ieri il D-Day dei diritti contro le ingiustizie sul lavoro e il Jobs Act lanciato dalla Fiom/Cgil di Modena. Oltre 200 aziende metalmeccaniche modenesi hanno ricevuto in contemporanea nella giornata di ieri la lettera di diffida ad applicare unilateralmente il Jobs Act relativamente ai decreti sui licenziamenti senza giusta causa, demansionamento e controllo a distanza dei lavoratori.
Le lettere sono state consegnate materialmente dalla Rsu Fiom/Cgil mentre nelle aziende dove non ci sono Rsu ma almeno un iscritto Fiom (altre 500 aziende) sono state recapitate per posta così come alle Associazioni d’Impresa e studi di consulenza. Per un totale di oltre 750 lettere di diffida inviate nel modenese.
Il ricevimento delle missive non ha riscontrato – salvo rari casi – problemi da parte delle direzioni aziendali.
“La Fiom/Cgil si aspetta già nei prossimi giorni un riscontro sulle richieste avanzate – afferma Cesare Pizzolla segretario Fiom Modena – affinché si possa arrivare ad aprire un confronto dove trovare soluzioni condivise con le associazioni di rappresentanza e le imprese, con l’obbiettivo di garantire innanzitutto ai lavoratori di non essere licenziati senza giusta causa. Si deve poter essere tranquilli ogni giorno in cui ci si reca al lavoro e si contribuisce allo sviluppo dell’azienda, di non essere licenziati senza motivo”.
Lo stesso presidente di Confindustria Modena Caiumi nei giorni scorsi nelle sue dichiarazioni ha tranquillizzato che a Modena non si rischiano licenziamenti senza giusta causa. “Quindi il compito delle parti sociali – prosegue il segretario della Fiom/Cgil – è quello di tradurre in un accordo queste affermazioni, poiché invece il Jobs Act permette proprio l’opposto, ovvero di licenziare senza giusta causa con il solo indennizzo monetario e non con il reintegro sul posto di lavoro”.
“La storia delle imprese modenesi – continua Pizzolla – ci insegna che la competitività è stata determinata con lo sviluppo delle relazioni contrattuali e la valorizzazione delle professionalità, non con la compressione dei diritti”.
E’ critico Pizzolla verso le parole dure del presidente nazionale di Confindustria Squinzi che ha liquidato come anacronistiche l’iniziativa della Fiom modenese e le lettere di diffida. “Penso invece che sia lo stesso Squinzi ad avere un’idea del mondo del lavoro ferma al secolo scorso e a voler riportare indietro le lancette dell’orologio dei diritti dei lavoratori al 19 maggio 1970, ovvero prima dello Statuto dei Lavoratori”.
“Penso che le motivazioni che sono state alla base della costruzione dello Statuto e dello stesso articolo 18, ovvero una mediazione tra capitale e lavoro, siano ancora attuali, e penso che per la stragrande maggioranza delle imprese modenesi, che sono imprese serie, <fare i conti con la realtà> come sostiene Squinzi, non vuole dire avere leggi che comprimono i diritti dei lavoratori, ma bensì poter contare su investimenti pubblici e privati, per far ripartire la domanda anche interna, e uno sviluppo di pratiche che migliorino e innovino sia i prodotti che i processi produttivi”.